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Il risciò: L'unica utilitaria davvero ecosostenibile: fa mediamente 100 km con un kg di pasta e ci vai praticamente ovunque. E la tua? In risciò da Genova a Roma
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Tredicesimo giorno

Giovedi 15 novembre

Come andò che da Pescia Romana affrontai a bassa velocitá il lungo tratto fino a Tarquinia su un tratto di Aurelia ad alta velocitá, e da lí fino a Civitavecchia percorsi invece la strada tranquilla che scorre parallela poco più a valle.



E stamattina la sveglia l'ho messa presto, alle 7, e l'ho quasi rispettata.. mi sono alzato alle 7 e tre quarti, siccome la colazione avevo detto di prenderla verso le 8. Vorrei recuperare oggi la strada che non sono riuscito a percorrere ieri, ed arrivare fino a Ladispoli, una località balneare che dista circa 40 km da Roma.
La colazione che mi viene servita dalla signora é buonissima e consiste in torte fatte in casa e marmellata fatta in casa. Dopo la colazione il signore ha acconsentito a farsi portare sul risciò fin dentro alla sua proprietà, dove scorrazzano in grandi recinti struzzi, cavalli ed altri animali. Gli struzzi visti da vicino sono delle creature un tantino grottesche, con quelle grandi zampe muscolose, quel grande petto piumato, ma quella testolina piccola e a quanto pare poco intelligente, meno che una gallina. Sono come dei dinosauri, e anche le zampe sembrano più quelle di una creatura preistorica che quelle di un volatile: solo due dita, di cui uno piccolo e senza unghia.

Il tragitto di oggi si è purtroppo svolto in gran parte su di quella terribile superstrada, e con la precisione da Pescia Romana, dove ho pernottato, fino a Tarquinia. Sono poco più di trenta chiometri, ma quanta fatica pedalare controvento! Mi sono fermato ad un bar-stazione di servizio, e uno mi si é avvicinato, un uomo di mezza età calvo con i capelli lunghi, e osservava che avrei bisogno di una vela per sfruttare il vento, cosa che in realtà possiedo già, perche grazie alla superficie del retro della cabina passeggeri, perpendicolare al verso di marcia, quando ho il vento in poppa va che è una bellezza senza pedalare, e non importa quanto anche ripida sia la salita.
Costui è un tecnico della RAI che si interessa fra le altre cose di veicoli alternativi a trazione umana, e mi racconta che ha in mente una cosa che vuole costruire, che sia migliore anche del mio, nonostante ne riconosca il pregio. Lo ammonisco di cuore riguardo alla iniquità della tecnologia dei velotaxi, dove l'autista stando sdraiato non può trasferire alla pedalata il peso del proprio corpo, essendo i pedali davanti e non sotto il sellino. Mi ha raccontato di una fiera a Torino, la sua città, che si svolge in parallelo a Slow Food, e si chiama “Terre Nuove” , mi pare, una fiera dei poveri del mondo che si commerciano fra loro i propri prodotti. In primavera, a Torino al lingotto. E poi mi parla del commercio equo e solidale, che sussiste anche grazie al commercio non equo, che lo tollera essendo un volume irrilevante di affari. E dei motori all'idrogeno, e dell'elogio alla bicicletta.

Poi un po più avanti c'è un vecchio corriere su un furgoncino che mi aspetta ad una piazzola di sosta presso una collinetta. È uno che mi ha visto sul giornale e non si ricordava bene dove.
Abbiamo fatto una sosta-pipi , e proseguito per la nostra strada subito dopo.
Oggi ho avuto momenti di forte scarica adrenalinica. Una volta ho accostato sul bordo della strada in una piazzetta di sosta, quando prima che potessi rendermene conto mi passa un tir a pochi centimetri ad una velocità di almeno 80 all'ora. Mi sono sentito letteralmente risucchiare verso la strada,e la bicicletta ha preso a muoversi direttamente in direzione del camion, come risucchiata da quello spostamento d'aria. Roba che se fossi stato su due ruote a quest'ora sarei già all'altro mondo!
Consiglio cordialmente a tutti quelli che viaggiano su due ruote di evitare ad ogni costo di prendere questa superstrada, foss'anche per pochi chilometri, perchè è davvero pericoloso.
Piuttosto fate delle deviazioni a monte, che siete comunque su due ruote piu leggeri di me, ma lasciate queste situazioni a mezzi a tre ruote, che sono piu stabili! Se poi volete fare i kamikaze allora ben venga: un martire dei camion su questa strada sarebbe probabilmente l'unico modo per convincere il Ministero dei trasporti a deviare per mare tutto questo traffico pesante di merci diretto verso Roma.

Gli ultimi 8 chiometri di superstrada aurelia mi vedono trepidante di uscirne al più presto, dopo cotante emozioni forti. E già ad 8 kilometri di distanza comincia a scorgersi erta su di un colle come un panettone in mezzo alla landa arata del dintorno, la citta di Tarquinia, con alcune torri e alcuni palazzi con un aspetto senza tempo sulla sommità.
La superstrada finisce per costeggiare la città vera e propria dal basso, sicchè appena svoltato all'uscita di Tarquinia mi tocca percorrere un rettilineo in salita piuttosto ripido. Tant'è che arrivato ad un certo punto ho troppa fame, sete e pigrizia per continuare a salire fino al vero e proprio fulcro della città, che è posto ben in alto sul cucuzzolo della collina. è davvero una strada ripida! Allora mi sono fermato al primo bar che ho incontrato, posto al principio di una curva a gomito. La barista secondo le proprie stesse dichiarazioni è di umore nerissimo, perchè le sono entrati nottetempo i ladri in casa, e non trovando niente di prezioso le hanno rivoltato la casa da cima a fondo.
Prendo un the e uno di quei piccoli calzoni dolci ripieni. Poi scendo giù in direzione della strada provinciale che porta dapprima in direzione Tarquinia lido, e poi se prendi all'incrocio a sinistra ti porta sino a Civitavecchia. Nelle successive 2-3 ore sono rimasto su questa strada più o meno regolare, con un fondo a tratti anche non troppo curato, con lievi pendenze che rispecchiavano la morfologia dolce del territorio, con collinette così piatte da non poter dire con sicurezza che si tratti di collinette, bensì di piccoli dislivelli della pianura. Il paesaggio poi diventa raggiungendo il confine del Viterbese sempre più brullo, e quando scorgi un cartello blu con una freccia rivolta a terra che indica il confine delle provincie di Viterbo e di Roma, alzando gli occhi ti ritrovi in una landa desolata (oggi in particolare con un cielo in lontananza plumbeo e minaccioso, con qualche lampo ogni tanto) con della sterpaglia secca e nient'altro.
Oggi mi è capitato più volte di vedere dei falchi intorno a me.
Il primo era ancora stamattina quando il vento tirava più forte, e lui se ne stava immobile con le ali ferme surfando sulla corrente del vento sopra la strada, e aspettando che gli insetti gli finissero in bocca. E l'altro, un falco pellegrino, se ne stava appollaiato su di un grosso cavo elettrico sospeso sopra la strada, svolazzando ogni tanto con eleganza sopra la mia testa.
Ma purtroppo girando spesso gli occhi a terra, sul ciglio della strada, non ho potuto non notare un numero abnorme di cani e gatti investiti e lasciati li a decomporsi da giorni e settimane. In alcuni casi erano solo scheletri spiaccicati sull'asfalto che quasi non se ne distinguevano più. Altre volte ho visto delle volpi che hanno fatto la stessa fine. E una volta ho visto in lontananza del pelo lungo e riccio , e subito pensavo fosse un barboncino, invece poi era una parrucca da donna, o da travestito.

Proprio sul calare dell'oscurità entravo nella città di Civitavecchia, e subito sono andato al porto a chiedere informazioni per imbarcarmi per Messina.
Ed ecco una notizia scomoda: non ci sono infatti navi che da Civitavecchia vanno a Milazzo, Messina o qualsiasi altro porto della Sicilia orientale, ma solo e unicamente Palermo. Questo significa per me almeno 4 giorni di viaggio in più, per raggiungere Messina via terra da Palermo, in un periodo in cui ogni giorno diventa più corto e più freddo. Quella statale che conduce da Palermo a Milazzo è inoltre tutt'altro che regolare, descrivendo una costa prevalemente scoscesa sul mare. Insomma un'altra Riviera Ligure.
Non posso che prendere atto della penuria di linee di trasporto marittimo che offre il nostro Paese, nonostante i suoi favolosi 3000km di costa e nonostante la via del mare comporterebbe meno problemi che la via per strada, soprattutto per le merci. E mi metto nell'ordine di idee di accorciare di molto il mio soggiorno romano, in modo da arrivare prima di fine novembre a Cittanova, che è la mia meta definitiva per l'inverno.
Mi sono infatti proposto si di viaggiare in modo tangibilmente eco-compatibile, ma questo porta con se anche il buonsenso di rinunciare a viaggiare nei mesi invernali in contrade sconosciute e malsicure.
La prossima nave che riuscirei a prendere sarà mercoledi sera. Fra 6 giorni. Domani continuerò verso Roma, e martedi in giornata ripartirei da Roma per Civitavecchia.
Dopo essermi rifocillato ad un bar subito presso l'entrata dell'area portuale, sono ritornato sulla rotatoria e ho chiesto per una singola all'hotel Draghetto, che sta proprio là di fronte e che mi era stato menzionato poc'anzi dalla signorina all'infopoint del porto.
È caro, e già mi immagino che sia la vicinanza con Roma, sia il fatto che sia un porto passeggeri obbligato per tutta la regione romana porta a perverse speculazioni di prezzo. Il receptionist però mi indirizza ad un hotel meno caro, che si trova non distante, a cento metri dall'imbarco, in via Montegrappa, una viuzza lastricata nel modo dissennato che già avevo con dispiacere visto a Milano centro, e piena di auto parcheggiate dove capita.
In mezzo a questo parcodromo come per miracolo sotto l'albergo c'è un piccolo garage chiuso. Peccato che la stanza non costi meno de 40 euro. Ma la signora dell'hotel è elastica abbastanza da propormi una stanza matrimoniale per 30 euro, dove il letto e la stanza in generale non sono ancora stati risistemati dalla sera prima, ma c'è un letto singolo che é ancora pulito. Per me andrebbe benissimo anche molto meno, l'importante è poter parcheggiare al chiuso. Già mi vedo per strada attorniato da mariuoli, che mi tengono d'occhio e aspettano solo il momento giusto per farmela.
La sera avrei quasi intenzione di uscire un po', ma poi c'è abbastanza vita anche dentro l'albergo, e rimango dentro lavorando un po' al computer.
Fa anche un po' troppo freddo fuori, e le previsioni del tempo per domani non sono delle più rosee.

il carcere-fortezza a Civitavecchia




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