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Il risciò: L'unica utilitaria davvero ecosostenibile: fa mediamente 100 km con un kg di pasta e ci vai praticamente ovunque. E la tua? In risciò da Genova a Roma
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Terzo giorno

Lunedi 5 novembre

Come andò che, partito da Chiavari, raggiunsi presto la famosa baia delle favole, e da lí mi diressi nel selvaggio entroterra, raggiungendo in serata il famigerato passo del Bracco.



L a mattina dopo mi alzo con calma verso le 9 e scendo a far colazione: yogurt con il muesli non manca, aranciata, cappuccino, brioche, frutta, e dei buonissimi cantucci dolci friabili, peccato non essermene portati via un pò.

Al lungomare è tranquillo e deserto in questo lunedi mattina, e quasi senza accorgermene sono arrivato al termine di Cavi di Lavagna, dove finisce il rettilineo e si imboccano delle curve e dei tunnel per arrivare a Sestri Levante.

cavi di lavagna


E prima di allora mi infilo in una strada sulla sinistra dove un cartello dice “antichissimo borgo di Cavi” e mi prendo un the nel bar Dasso che si intravede anche dall'Aurelia. Là la barista e degli avventori si raccontano come sia fantastico questo giro organizzato della Grecia, con gli animatori che finita la stagione facevano delle ola di disprezzo a loro, cioè agli ultimi odiati turisti della stagione, e con questa estenuante scalinata per arrivare all'Acropoli a vedere quattro pietre.. -però comunque davvero bello- era il commento che concludeva queste animose lamentele. E sì, con un po di abilità si potrà in futuro vendere dei pacchetti vacanza in Siberia ai lavori forzati come vacanza alternativa e indimenticabile, e animatori con tanto di frusta e mitraglietta.

Fra cavi di Lavagna e Sestri Levante c'è un po' di saliscendi leggero e un po' di gallerie. All'uscita dall'ultima galleria è cosi bello trovarsi di fronte questo tratto di costa, che mi prende voglia di disegnare questo tratto di mare, con in lontananza proprio quel famoso promontorio dietro cui si slarga la baia delle favole.

a picco sul mare


giù verso Sestri Levante


Arrivai verso mezzogiorno a Sestri Levante, la città delle favole, dove una volta all'anno si festeggia un festival molto rinomato anche fuori d'italia per via del soggiorno nella cittadina di Hans Christian Andersen, il narratore de "la sirenetta. Per un tempo indefinito sono rimasto seduto nella piazza di fronte alla pineta, nel cui mezzo si erge una scultura che sembra un enorme pezzo di busto di donna, e sul cui basamento è posta una iscrizione tratta da un certo poeta italiano.
Da lì vado sulla spiaggia dove mi fermo a parlare a lungo con due signore spagnole incontrate per caso, che abitano qui nei pressi di Sestri Levante. Sono sorelle e quella che vive già da anni qui mi racconta come è la città, come è finita qui, e cosa c'è di bello da vedere: c'è un presepe nella chiesetta sul crinale del promontorio che è cosi bello, ma cosi bello, che lo lasciano esposto tutto l'anno.
La spiaggia è piacevole. Tutte le strutture turistiche, le sdraio eccetera, che fino a poche settimane fa erano ancora la nota predominante della costa, sono scomparse senza neanche lasciare un'idea di come sia qui d'estate. Ora la spiaggia è calma, sabbiosa, e noi si raccoglie i pinoli caduti a terra dai pini della passeggiata attigua.

la Baia delle Favole


Nella lingua di terra fra il centro e la baia delle favole, sulla piazzetta di fronte a via Andersen – come altro si poteva chiamare la viuzza che taglia l'istmo del promontorio nel suo punto più stretto- c'è una gelateria che si chiama Baciollo. Lì hanno dei gusti particolari. Io ho preso un cono ricoperto di cioccolata con i gusti “pinolata”, “cotogna e crema”, e “zenzero-cannella”. Gentilmente offerto dalla casa per i viandanti come me. Una bomba energetica. Grazie mille!
All'ufficio di informazioni turistiche di cui ho aspettato l'apertura alle tre e mezzo c'è una donnina giovane e minuta, che dopo aver capito a fatica che non posso caricare la bicicletta sul treno per andare a Spezia mi riempie di libriccini con tutti i possibili agriturismi, alberghi e b&b. Sul passo del Bracco mi consiglia un certo hotel Baracchino, che però è già oltre il confine della provincia di Genova, quindi non le compete, e naturalmente non mi saprebbe dire se ce la possa fare ad arrivare là prima di sera.
L'ideale, per essere sicuri di non dover passare la notte in mezzo ai monti, sarebbe di pernottare a Sestri Levante e affrontare il passo partendo la mattina presto, ma ora é ancora ora di pranzo, e magari invece se parto subito ce la faccio prima di notte a scendere oltre il passo. Inoltre sono equipaggiato per l'eventualitá di dover pernottare all'aperto.
Andando a salire verso l'interno e verso il Bracco, la prima località a monte di Sestri si chiama Trigoso. La cosa che non si può non notare con una certa ilarità è l'insegna di un “bed&coffee” - eh, non che qualcuno si pensi che facciamo anche un breakfast come si deve: vi diamo un caffe e poi portate via le scatole! - ... che il ligure non sia davvero tirchio e inospitale, direbbe qualcuno.
La salita pomeridiana è allietata da numerose scritte poetiche sulla strada, del tipo “Milena sei un raggio di sole in un giorno di tempesta-sei bellissima” o “finalmente ora si tromba” ove “tromba” è il disegno di una tromba con le note che ne escono fuori.
In una piccola piazzola di sosta c'è un altarino dedicato alla Santa Maria del Cammino, invito alla preghiera quanto mai adeguato qui, dove già presagisco delle difficoltà, con l'avvicinarsi delle tenebre. Oggi già qualcuno mi ha ammonito di stare attento ai lupi. Una cosa del paesaggio qui mi ha riempito gli occhi, ed era il rosso dei corbezzoli maturi, la maggior parte già caduti nel sottobosco e sul ciglio della strada, il colore e il gusto particolarissimo di questi frutti, du cui secondo il consiglio della saggezza popolare ne mangio però non più di cinque.
La salita non è un granchè dura, io ascolto la radio tutto il tempo e quasi non me ne accorgo che sono in salita. Passo da un campeggio per roulotte piuttosto grande dove potrei fermarmi, ma è ancora presto e ho ancora tanta forza per andare avanti. Poi sul calare della notte sono capitato da innumerevoli bed&breakfast, ma sono tutti chiusi. Un indigeno che passava di lì con la sua ape mi rivela che la stagione è finita e i locatori sono tutti già in vacanza, e gli unici che anche d'inverno contribuiscono al turismo in mezzo a queste montagne sono coppiette clandestine che cercano un rifugio sicuro per i propri incontri galanti.
Per raggiungere uno di questi albergatori devo allontanarmi di un bel pezzo dalla strada e prendere un viottolo che si arrampica su per il pendio, al che mi ritrovo davanti ad un complesso con una sala ristorante, degli appartamentini e degli spazi adibiti a terrazza con vista sul mare. Dopo che suono varie volte e i cani mi abbaiano minacciosi, finalmente mi apre una donna, e dice che loro sono aperti solo il fine settimana, quindi lunedi niente da fare. Mah...
Poi quando stava calando il buio sono arrivato nel paese di Bracco, poche case per lo più chiuse e disabitate. L'unico albergo era chiuso per riposo invernale (a inizio novembre?!) e così ho chiesto ad un vecchio che stava cucinando nella sua casa affacciata sulla strada, se e come potevo arrivare ad un posto sicuro dove dormire lungo la strada del Bracco. Il vecchio aveva un accento decisamente non ligure, ma piuttosto emiliano. Eppure mi ha giurato di essere nato e cresciuto sempre in questo paesetto.
Mentre parlavamo è arrivato un uomo con un furgone frigorifero, che evidentemente viene ad appuntamenti prestabiliti a rifornire i pochi abitanti di salumi, pane e formaggio, e si è fermato in mezzo alla strada, aprendo il portellone posteriore e mostrandone l'invitante contenuto. Infatti sono arrivate un paio di donne a comprare qualcosa. Mentre si svolgono queste piccole compere le persone mi dicono che dopo il paese c'è un pezzo in salita abbastanza ripido, ma che dopo al massimo due chilometri diventa pianeggiante,e là c'è almeno un albergo piuttosto grande che dovrebbe essere aperto.
La notte è davvero serena e tutt'altro che fredda. Questo mi incoraggia a proseguire, con tutti i fari accesi, lungo la statale verso il passo del Bracco. La strada è assolutamente buia, il passaggio di veicoli è raro, e praticamente non ci sono rumori di fondo. Questi momenti di pace mi rendono piacevole questo tratto di salita. Su una piazzola di sosta piuttosto ampia a sinistra della strada ho percepito pur nella totale oscurità la presenza di qualcuno o qualcosa. Era una voce che già dalla pronuncia delle prime parole ho riconosciuto come olandese.
L'uomo di mezza età, come anche la moglie, che è spuntata da una finestra del loro favolesco veicolo a vedere con chi stesse mai chiacchierando in tedesco a quell'ora di notte, entrambi non li ho proprio visti in faccia. Era uno strano incontro al buio, un incontro che con l'oscurità per la maggior parte di noi sarebbe da evitare. Parlare di notte con degli sconosciuti che neanche si possono vedere in faccia! Ma avreste dovuto vedere che veicolo conduceva questa coppia di olandesi: era un grande e rosso carro dei pompieri d'epoca, che dall'aspetto della carrozzeria sarà stato degli anni '50, o dei primi anni '60. era stato riadattato a camper. Si sono fermati a dormire in quella piazzola, perchè non sanno ancora come stimare la distanza che li separa dal prossimo centro abitato, e comunque essendo quel carro dei pompieri adibito ad efficientissimo camper, per loro non è un problema fermarsi dove e quando vogliono. Mi hanno anche invitato a usufruire di uno dei loro posti letto là dentro, invito che avrei volentieri accettato, se non avessi avuto paura di lasciare il risciò parcheggiato là fuori in quella contrada così isolata. Certo, ripensandoci non sarebbe stata comunque una cattiva idea, ma d'altra parte la serata era così serena, tranquilla e calda che avevo proprio voglia di arrivare al famigerato passo del Bracco, e solo allora avrei dormito tranquillo.
Ed ecco che infatti poco dopo la salita ha lasciato il posto ad un tratto a saliscendi, ed infine ho raggiunto una spianata, illuminata, in cui ho anche potuto chiedere informazioni ad una donna del luogo che faceva fare un giro al suo cane. Mi ha detto che avrei trovato due alberghi. E infatti dopo poco sulla strada c'era una pensione, con delle luci accese e un parcheggio. Ma al campanello non rispondeva nessuno.
Allora ho proseguito ancora, e dopo un po' sulla sinistra c'era una grande casa-albergo dove sembrava essere tutto spento e senza vita. Invece avvicinandomi all'ingresso ho udito all'interno una donna anziana che parlava al telefono con la figlia, dicendole di non far tardi e di non farla stare in pensiero. Mentre ciò accadeva ho suonato al campanello dappprima con discrezione, poi sempre più insistentemente, ma nessuno è venuto ad aprirmi, nè la donna ha smesso di parlare al telefono. Boh! Si vede che era destino.
Ho proseguito ancora di poco, ed ecco che presto cominciava la discesa. Sotto di me era tutto buio, ma credo che se fosse stato giorno avrei visto in lontananza il mare. Ero a più di 500 metri di altezza, e sotto di me si trovavano alcune belle località costiere , come Deiva marina e naturalmente le Cinque Terre. Ora ero anche entrato nella provincia di La Spezia. Proprio mentre scendevo ho cominciato ad essere stanco, e alla prima occasione mi sono fermato in una piazzola di sosta riparata sotto gli alberi, e mi sono sistemato per fare una sosta notturna.
Era già passata la mezzanotte, il tempo era ancora sereno e del tutto simile a quello di una tranquilla notte di mezza estate, tutt'altro che la notte fredda ed umida che mi sarei aspettato da queste zone di montagna. Ho dormito soavemente raggomitolato sul risciò, avvolto nel caldo del mio fedele pastrano di feltro, finchè del rumore di gocce d'acqua sul tetto non mi hanno svegliato.



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