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Quarto giorno

MArtedi 6 novembre

Come andò che dal passo del Bracco discesi il corso del Vara e poi della Magra, raggiungendo cosí lo storico territorio della Lunigiana e infine pernottando nella sua capitale, Sarzana.



E ra un falso allarme, e non sarebbe piovuto, come forse invece sarebbe accaduto in una notte estiva di montagna, ma è stato abbastanza per svegliarmi e farmi continuare il tragitto.
Erano circa le 4 di mattino e mentre già si sentiva nel buio qualche gallo cantare - era un'eternità che non avevo avuto più occasione di sentire questo verso atavico- sono sceso nel paesino di Carrodano inferiore, completamente deserto e immerso in una tetra nebbiolina notturna.
Pensavo che da là avrei avuto solo da scendere fino al livello del mare, ma mi sbagliavo: subito dopo il paese mi aspettava una salita anche impegnativa, e mentre che pedalavo in salita ad un certo punto ho pensato: lasciami schiacciare un altro pisolino, prima che mi stanco troppo. Mi sono fermato in uno slargo sul bordo della strada, mi sono nuovamente avvolto nel mio pastrano e mi sono riaddormentato quasi immediatamente.

La temperatura del mattino era fresca ma non insopportabile, ed il feltro del mantello ha rappresentato anche questa volta un isolamento termico ideale. Avrei dormito anche bene se non fosse stato per i frequenti ragli che provenivano da qualche parte nelle vicinanze.
Quando mi sono risvegliato era già giorno fatto. Dopo aver percorso ancora qualche tornante in salita mi sono fermato a prendere un caffe nel bar del caravancamping “Bracchetto”, che appartiene ancora al comprensorio di Carrodano.
Mi chiedono se stanotte ho sentito gli asini... Mi hanno già visto passando in macchina, che ero li in sosta sulla strada. Mi bevo dapprima il mio cappuccino e la mia brioches ascoltando cosa si dicono la barista renata e la sua avventrice – storie private – poi viene dentro un ometto e il boscaiolo che entra con lui nel locale gli dice: 'Ci voglio fare una foto, oppure se mi ci fai un dipinto'. 'Lei è pittore?' Gli chiedo. E la barista mi fa vedere un quadro che ha dipinto lui che sta appeso in un angolo del bar, dove si vede la stessa strada dove ci troviamo, ma durante una bufera di neve. Fortuna, dice qualcuno, che questa notte qui non era così , altrimenti potrei esserci anche rimasto assiderato! Da là in avanti era per lo più tutta discesa o piano.

A Borghetto di Vara mi sono fermato a depositare dei soldi alla posta, prima che me li rubassero. Li posso di volta in volta prelevare da un qualsiasi ufficio postale qualora mi servano. Là mi accorgo prima di ripartire che il lucchetto l'ho perso per strada, o me l'hanno fregato mentre ero nell'ufficio...L'avrei ritrovato soltanto tre settimane più tardi, una volta arrivato in Calabria, svuotando a fondo il vano bagagli. Intanto un vecchio mi fa qualche domanda di rito e poi mi spiega un po' della storia di questo paese: qui è sempre stato un presidio dei genovesi, che qui la signora era la contessa di Galliera, e che ancora prima della creazione del sistema sanitario nazionale i cittadini del comune avevano diritto di essere curati gratis nell'ospedale Galliera di Genova. Anche linguisticamente qui la gente è molto affine ai genovesi. Mi dice che loro hanno il 'mi' e il 'ti', mentre su al Bracco hanno il 'me' e il 'te' (caratteristica emiliana).

Dopo un bel po' di discesa non resistevo più, dovevo mangiare e soprattutto andare al bagno, e mi sono fermato al ritrovo di Massaro a Beverino e ho mangiato tagliatelle al pesto e petto di pollo coi pomodori, con il pane integrale e la focaccia. Per 11 € un fantastico pranzo operaio; insieme a me ci sono anche degli operai campani che mi guardano di sottecchi, mentre su un televisore si susseguono le notizie sportive, fra cui spicca la morte di un rispettabile personaggio del mondo calcistico italiano.

Poco dopo la strada costeggia il Vara dall'alto, e mi sembra di riconoscere quel tratto di fiume che qualche volta ho attraversato da bambino in gita di gruppo, su di un suggestivo ponte di legno sospeso nel vuoto.

Poco oltre, sempre a Beverino, la strada si divide: andando dritto si dovrebbe arrivare a quella serie di tunnel di cui mi è stato poc'anzi raccontato, che conducono a La Spezia, mentre l'altra strada è quella senza tunnel che va a La spezia attraverso il ponte sul Vara. E invece no, il barista del bar “Codeglia” sull'incrocio, mentre bevo il caffe mi spiega che la viuzza alternativa al tunnel per La Spezia è a poche centinaia di metri prima del tunnel, e va su molto ripida per un po', prima di scendere verso Spezia.

Inoltre mi spiega che Spezia è città di poco valore per il visitatore, e che in definitiva se devo andare in giù, se mi riposo un pò e poi riparto, stasera sarei già a Viareggio. Insomma sembrerebbe il caso di tagliare fuori la Spezia, dicendere il corso del Magra e prendere per Sarzana, citta molto più interessante di Spezia.

Passo per un paesino dal simpatico nome di Cepparana, con una carinissima chiesa rotonda, e un campanile un po' piu antico. Un signore che passava di lì mi ha spiegato che l'intero paese è di recente costruzione, ed è esploso 40 anni fa con l'industria cantieristica, a sua volta sospinta dallo sviluppo di La Spezia, che prima dell'unita d'Italia praticamente non esisteva. In effetti in un dipinto che ho avuto il piacere di copiare a Genova nel Museo dell'Accademia, un'immagine ottocentesca del golfo di La Spezia, non si vede nessun centro abitato, ma solo un cantiere portuale in costruzione.

Dopo Cepparana la strada si divide e a sinistra va per Sarzana e Aulla, mentre a destra va per La Spezia. Così costeggiando la collina a fianco del Magra mi trovai d'un tratto in Toscana, cioè nel circondario di Aulla.
Questa, come educevo dai cartelli con insegne pubblicitarie del tipo 'lunicar', 'lunabar' ecc., era la Lunigiana, una zona di grande interesse storico, la regione che si identifica con l'entroterra dell'un tempo fiorente porto romano di Luni, e che nel Medioevo ha rappresentato una regione 'calda' nell'equilibrio fra il Papato e l'Impero.
Nella zona di Albiano Magra un cartello ha attirato la mia golositá 'Baldassini prodotti tipici- pasticceria della Lunigiana. Sono come ipnotizzato uscito dalla strada principale e seguendo l'insegna ho parcheggiato presso la pasticceria, che era ancora chiusa. Ma proprio in quel momento arrivava la signora Baldassini, che gentilmente si è presa il tempo di spiegarmi tutto quello che di buono e di particolare produce la pasticceria artigianale della Lunigiana. La signora e le altre persone impiegate hanno avuto anche la cultura necessaria per placare la mia prima ondata di curiositá riguardo alla Lunigiana. Che lingua si parla in Lunigiana? Che fine ha fatto Luni? Qual è la capitale della Lunigiana? E si è in Lunigiana più in Liguria o più in Toscana?

La spongata sembra essere la specialità assoluta: una torta ripiena con la pasta di castagne, ed una cifra di altri ingredienti locali, come pinoli, uvetta, olio, ecc. Fra le specialità che mi sono state offerte, ho pensato di portare con me una spongata e una sbrisolona, una torta di pastafrolla che avevo già mangiato in Emilia durante il mio viaggio precedente, da mangiare con i miei parenti una volta arrivato a Roma, e un pacco di lune della Lunigiana da mangiare subito. Questi ultimi sono dei biscotti di pastafrolla a forma di Luna.

Sono poi disceso lungo la strada attraverso S.Stefano Magra alla luce del crepuscolo. Attraversando il borgo ci sono delle abitazioni di pietra molto pittoresche, a picco sul pendio scavato dal fiume.
a S.Stefano Magra il meccanico Franco mi ha venduto il cavetto del cambio che cercavo da tanto, quello dell'ape che va bene anche per i tandem. Per tutte le altre questioni meccaniche, dice, lui è solo il medico generico, più a valle si trovano gli specialisti.
Arrivo a Sarzana ancora con la luce del crepuscolo, in un parcheggio che costeggia un incrocio di grande traffico mi viene indicato per pernottare l'hotel Villetta, che andrebbe bene però riapre solo domani, dopo una chiusura per ristrutturazioni, e il manager di questo albergo mi indirizza al 'Santandrea', che si troverebbe su una grande strada che qui chiamano la “Variante” che non so esattamente cosa debba significare. L'hotel Santandrea è un po' caruccio per le mie tasche, ma già che sono lì mi guardo i quadri che sono esposti nelle sale buie del pianterreno. Magari dovrebbero montare dei faretti!
Dall'opuscolo con la lista dei b&b della liguria che mi sono portato dietro da Sestri Levante ho scelto il b&b "Arcobaleno", che ha una stanza libera, ed anche un garage chiuso.
Si trova in tutt'altra zona della città, cioè in Bradia, che è andando un pezzo su per la collina dal centro città. Intanto però mi fermo al supermercato del faidate Brico che é di fronte al Santandrea, per comprare un nuovo lucchetto, poichè non ho più ritrovato il lucchetto perso, e delle pile stilo ricaricabili per il pannello solare. Con delusione ho dovuto constatare che vendevano solo pile ricaricabili confezionate assieme ad un caricabatterie per me inutile! Non le ho comprate.
Sono troppo stanco per stare attento ad alcunchè, ed anche se ci fosse il più fantastico banchetto gratuito d'Europa a 50 metri, una volta arrivato alla casa, per raggiungere la quale si va a salire in collina da San Francesco, sorpassando un istituto scolastico, ho solo ancora la forza di portare i bagagli in casa e godermi un profondo riposo. La stanza è deliziosamente arredata, la stanza da bagno anche, solo mancano gli asciugamani. Ma io ho sempre con me il mio asciugamano da viaggio per la doccia.



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