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Dodicesimo giorno

Mercoledi 14 novembre

Come andò che in mezzo al vento e alla pioggia mi inoltrai nella penisola di Orbetello, e dopo che la pioggia fu cessata proseguii sull'alto promontorio di Ansedonia, e arrivato in territorio Viterbese gustai la carne di struzzo, ospite in una ridente fattoria di struzzi presso Pescia Romana.



M i sveglio con nelle orecchie un forte suono del vento che infuria là fuori. Il cielo è plumbeo, tira vento decisamente fresco e vola qualche goccia di nevischio. Ho una certa difficoltà a procedere in direzione della penisola di Orbetello, che è al di là della superstrada.
Sul cavalcavia che scavalca la superstrada aurelia mi trovo spesso a dover aspettare che le raffiche si plachino.
Poi mentre stavo percorrendo il tombolo settentrionale della penisola di Orbetello, cioè una delle due strisce di terra che racchiudono la laguna dove si erge la città, senza accorgermi esattamente di dove fossi, comincia a piovere anche abbastanza copiosamente, per cui finisco per fermarmi in un qualche punto sotto un albero e adeguarmi alla pioggia: indossare le ghette, l'impermeabile col cappuccio, il telo tirato giù sul davanti e sul dietro della cabina passeggeri.
E avanti fino ad un bivio che preso verso sinistra porta in direzione Porto Ercole e Orbetello. Intanto sono quasi le due.
Sto costeggiando la laguna settentrionale, quando sulla destra il cartello dice “Orbetello 1 km”, e comincia un incredibile rettilineo largo forse neanche 15 m, dove da una parte e l'altra si estendono le due lagune interne dell'istmo dell'Argentario. Un paesaggio unico. Mentre percorro questo istmo, purtroppo controvento e sotto una pioggia antipatica che penetrava anche un po' da qualche parte sui pantaloni e nelle maniche, ci sono stormi di folaghe e aironi, alcuni dei quali sono dei bellissimi bianchi e piccolini, che nuotando verso l'interno della laguna si allontanano dalla riva del terrapieno al mio passaggio con suoni squillanti (cioè spaventati da me piuttosto che dalle automobili, molto più minacciose, ma a cui evidentemente hanno ormai fatto l'abitudine).
Davanti a me si staglia la città di Orbetello, una città che ancora fino alla fine el 18. secolo era una base spagnola in terra toscana.
Ma non sono oggi le condizioni migliori per godere della sua architettura ed urbanistica. Ho freddo alle mani e al naso e ho voglia di trovare un bar dove riscaldarmi e bere qualcosa di caldo.
La mia scelta cadde casualmente sul bar dall'orrendo nome Bar-bagianni, in piazza dell'Eroe dei due mondi (altro nome orribile per una piazza). Là prendo un the e una brioche e mi rinfranco un poco, mentre alla televisione c'è il tg regionale della Toscana, e sul termine del notiziario il meteo.
Dice che nel sud della Toscana il tempo tende a rasserenarsi verso la serata, e il vento in direzione sud-est viene a rifonzarsi: asciutto e col vento in poppa allora!

Ringalluzzito da queste previsioni mi rimetto in marcia, lasciando il paese e percorrendo l'istmo centrale in tutta la sua lunghezza, fino a ricongiungermi presso Orbetello Scalo con la superstrada Aurelia. Da là proseguo speditamente per qualche chilometro seguendo l'indicazione che ormai é... Roma! Ma poi mi capita di leggere il nome della prossima uscita “Ansedonia”. É un antico insediamento etrusco e poi romano, con reperti di ville romane. Appena uscito dalla statale per curiosare in queste zone archeologicamente rilevanti, mi imbatto in una serie di impianti di allevamento ittico, con curiose ruote a palette che movimentano la superficie delle grosse vasche.
Proseguendo la stradina diretta verso la costa c'è una strada in salita a sinistra che prosegue salendo molto ripidamente verso il sito archeologico della citta di Cosa (III.sec a.C.- IV sec. d.C.). Lo percorro con l'intenzione di visitare qualche interessante scavo, ma salendo incontro una donna in bicicletta che mi saluta affabilmente e cominciamo a parlare mentre arranchiamo su per quella strada piuttosto ripida.
Lei abita là, e mi racconta che è una zona prediletta dai vip e politici romani, che prima andavano in villeggiatura a Fregene e adesso invece preferiscono avere una villa in un posto più fuorimano come questo. Per la città di Cosa si andrebbe ancora a salire, ma io ho un po' fretta, così invece la nostra amica mi propone di scendere a vedere un pezzo di costa che si chiama la Tagliata Etrusca. Si tratta di un tratto di scogliera scavato a colpi di piccozza dagli etruschi per ricavare un canale atto ad offrire riparo alle barche.
Scendendo da una strada molto ripida dall'alto della collina di Ansedonia, sotto di noi si vedono diverse villette molto carine, e sulla spiaggia una torretta, che è chiamata la torre di Puccini, dove evidentemente Puccini andava a comporre le sue opere in un certo periodo della sua vita. Proprio a fianco della torre vi era questa parete rocciosa verticale, su cui oggi nidificano i piccioni. Un bellissimo paesaggio che ricordava, anche con quel cielo pesante, un quadro di Arnold Boecklin.


La strada poi prosegue sottoforma di strada litoranea con a sinistra la ferrovia e a destra la linea costiera. Finchè alla mia destra non compare uno specchio d'acqua chiuso, il lago di Burano, che è una riserva del WWF.
Devo dire in proposito che oggi ho visto così tante specie di uccelli di laguna che non avevo mai visto nemmeno in foto. C'è molta varietà faunistica qui. Il paesaggio agricolo consiste qui in campi appena arati di terra nera sulla mia destra, mentre sulla mia sinistra la terra sembra la stessa terra rossa come nel resto del Grossetano da me visitato. La strada è costeggiata da numerose quercie da sughero, dalla corteccia nera in superficie e color del rame all'interno.
Mentre cala la notte con un quarto di luna fiancheggio la stazione di Capalbio, poi dopo 6 chilometri quella di Chiarone, ed infine compare nella notte il cartello che indica il confine fra le provincie di Grosseto e Viterbo.
Sono felice di essere finalmente in Lazio, e lo grido nella piana deserta. Ogni tanto passa un'auto da questa strada, ma veloce e con gli abbaglianti accesi. Che fastidio! Dopo un po' comincio a sentire freddo alle mani e mi auguro di incontrare un qualche centro abitato, dove possa anche eventualmente chiedere dove ci si trovi e come si va avanti.
Improvvisamente nella notte vedo la scritta luminosa di un bar, ma poi invece sembra un posto offlimit, chiuso da una cancellata e apparentemente deserto, eccetto che per i cani che mi abbaiano contro.
Ancora qualche centinaio di metri più avanti iniziano ad esserci delle case e un po' di vita. è il paese di Pescia Romana, frazione di Montalto di Castro, posto ad ancora circa 30 km dall'obiettivo che mi sarei proposto per oggi, cioè Tarquinia.
Qui mi fermo per prima cosa nel negozio con i prodotti tipici della Maremma Laziale, “Il Chiarone”e vi mangio il castagnaccio, e poi un trancio di pizza con le salsiccie, e infine un tortino alla crema. Nel negozio, dove mi rimango a sbocconcellare le cose, ci sono dei volantini dell'agriturismo “ Corte degli Struzzi”. La ragazza del negozio, che è amica della ragazza dell'agriturismo, mi dice come arrivarci se voglio pernottare qui a Pescia, ma che è un po' fuori paese, e che devo praticamente farmi di nuovo un pezzo di strada all'indietro, e un altro signore del posto che si trova nel negozio mi spiega anche lui esattamente come arrivarci a occhi chiusi.
E lo sono praticamente occhi chiusi, giacchè la strada provinciale è completamente buia, e quando ogni tanto passa un'auto nel senso opposto, non spegne gli abbaglianti, per cui.. acciecamento assicurato!
Sono arrivato alla corte degli struzzi accolto da sonoro abbaiare di cani, nel buio più completo, eccetto qualche luce che mi dava speranza di trovare il benvenuto presso questa casa. Sono stato accolto da tutta la famigliola, composta dal signore, la signora, una ragazza e un ragazzo poco più giovani di me. Si tratta di un agriturismo dove vengono allevati gli struzzi, questi curiosi volatili, insieme ad altri animali “normali” da fattoria. I ragazzi mi hanno invitato per cena a sedere a tavola con loro e provare la carne di struzzo. Era buonissima, molto magra e gustosa, ed anche il fegato e il cuore arrostiti erano qualcosa di eccezionale.
Mi hanno poi anche mostrato le uova di struzzo, che hanno quasi le dimensioni di un pallone, e che vengono svuotate attraverso un piccolo buco nel guscio. Il contenuto diventa sovente parte dell'impasto delle tagliatelle fatte in casa, mentre il guscio ha anch'esso il suo valore, e viene utilizzato come prezioso ed originale supporto pittorico.
Anch'io mi sono proposto di dipingere prima o poi su questi gusci. Alcune di questi dipinti “a 360 gradi” sono esposti all'interno della fattoria-albergo.
Sono delle persone squisite e genuine, e le vorrei ancora una volta ringraziare per l'amicizia e l'ospitalitá.
La stanza é bellissima e arredata con gusto e sobrietà, e una volta sdraiatomi sul comodo letto matrimoniale mi sono addormentato quasi subito.





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