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Il risciò: L'unica utilitaria davvero ecosostenibile: fa mediamente 100 km con un kg di pasta e ci vai praticamente ovunque. E la tua? In risciò da Genova a Roma
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Nono giorno

Domenica 11 novembre

Come andò che dopo la messa domenicale a Donoratico proseguii e arrivai in serata a Follonica, dove bevvi il più soave vino che abbia mai bagnato le mie labbra, il Morellino di Scansano.



H o pochi soldi in tasca oggi, e per ritirarne altri dal conto postale posso solo aspettare domani mattina quando apre la posta.
Oppure lavorare come vetturino di risciò; tuttavia qui la cultura sembra essere lontana anni luce da quella da cui provengo. Se a Monaco é normale farsi trasportare da un taxista, vetturino o autista da un luogo all'altro di una città, o fra una città e un'altra, sia come servizio regolarmente remunerato, sia come passaggio offerto da parte di un privato che ha dei posti liberi sul proprio veicolo, a sud delle Alpi, e specialmente nell'Italia peninsulare dove mi sono ormai addentrato, le persone che incontro lungo la strada sembrano aborrire l'idea di farsi trasportare da una persona che pedala, o comunque da una persona estranea. Persino laddove sono adibiti dei risciò-pedalò al trasporto dei turisti, si dà per scontato che non ci sia un autista che trasporta i turisti, ma che essi stessi facciano da soli.
Inoltre la concentrazione umana in queste zone costiere della Toscana é assai limitata, e chiunque si debba spostare anche di poche centinaia di metri confida su un'auto privata. Uniche eccezioni: alcuni “ultimi arrivati”, immigrati dal sud come dal nord del Mondo non ancora troppo integrati, che si spostano spesso a piedi, soprattutto se vengono da paesi dove spostarsi a piedi non significa necessariamente avere le pezze a sedere.
Nelle civiltà preindustriali possiamo osservare più chiaramente che da noi, come le personalità che hanno un qualche credito politico o sociale si spostano a piedi se proprio devono, ma di solito proprio in virtù del loro prestigio sociale ricevono la visita di coloro che godono di prestigio minore, e quindi non hanno bisogno di spostarsi.
Ancora in tempi che mi posso ricordare, una generazione fa, i miei genitori omaggiavano periodicamente di una visita i propri zii più anziani, in virtù della stima e del rispetto che ne nutrivano.
Quel che spesso succede oggi da noi é che si ci sente importanti in virtù del fatto che si possiede e si guida un'auto, che ci fa sentire più liberi e più indipendenti negli spostamenti veloci.
Ma gli spostamenti veloci sono sempre stati da quando c'é l'uomo sulla terra un lavoro da servitù, giacchè le persone più intelligenti sono sempre state quelle che sanno comunicare a distanza senza doversi materialmente spostare di qua e di là. Chi si muove ad alta velocità è in sostanza un galoppino di chi ha più potere, oggi come ieri, anche se la maggior parte delle persone oggigiorno stenta a rendersene conto.
Come già mi é stato fatto notare da alcuni italiani oltre la media nel corso del mio viaggio, l'italiano medio ha grossi problemi a comunicare a distanza. Per decidere qualcosa insieme con qualcun altro, deve necessariamente avere un contatto fisico con l'interlocutore: stretta di mano, pacca sulle spalle, e soprattutto il gesticolìo, quella cosa per cui in tutto il mondo ci deridono, e che al telefono non passa attraverso i fili.
Non parliamo poi dei problemi nello scrivere, siano esse e-mails o comunicazioni cartacee.

Per prima cosa la colazione: nella hall dell'hotel mi vengono servite due brioches una con la crema, l'altra con la marmellata, il the con il limone, l'aranciata. Propongo per scherzo a uno dei due ragazzi dell'hotel di farmi un punch alla livornese, ma dice, è una cosa che non beve piu nessuno ormai, caffè con tanto alcool...ad ogni modo non per colazione! Mi ricorda il caffè svedese descritto dal comico Gerhald Polt nel monologo “Der Weber Max”: butti in una tazzina di caffe ristretto una monetina da un centesimo, e ci versi sopra alcool puro, fintantochè non riesci a vedere chiaramente la moneta sul fondo.

La chiesa vista di giorno è un interessante edificio moderno ma anche senza tempo, e all'interno alle pareti laterali sono appesi dei grandi dipinti fatti da una pittrice più di vent'anni fa in un esotico e coloratissimo sociorealismo sovietico. Quelli con tante figure anatomicamente ben fatte, studiate singolarmente per quanto riguarda le luci, i panneggi e tutto, anche se un po' legnosi dal punto di vista pittorico. Molto ricchi anche di particolari figurativi, e dai colori molto squillanti.
Poo dopo la messa sono ripartito verso san Vincenzo.

a S. Vincenzo c'è appena qualche persona per la strada. Nel bar in via Principessa qualcuno sta lì a ciondolare nelle prime ore pomeridiane, io mi prendo un the accompagnato da uno di quei fantastici budini di riso che mi erano piaciuti tanto ieri mattino.
Da San Vincenzo inizialmente prendo la strada splendidamente attorniata per tutta la sua lunghezza da due fitte muraglie vegetali di lecci (è un parco naturale), che se seguita mi porterebbe diritto a Piombino. Io invece per raggiungere Follonica voglio tagliare passando nell'entroterra del promontorio di Piombino. Alla prima occasione taglio a sinistra e mi ritrovo su una strada assai accidentata, con buche e bugne incredibili, e per un po' posso proseguire solo molto lentamente, finchè dopo un sottopassaggio che incrocia la linea ferroviaria, mi ritrovo di nuovo sulla statale 1 aurelia.

verso Venturina


È una grande piana disseminata di ulivi e lecci, in lontananza a est ci sono delle dolci colline coltivate a ulivi e vite.
In quel mentre alla radio o ascoltato la notizia che nei pressi di Arezzo un poliziotto ha ucciso per sbaglio un tifoso della Lazio che andava a Milano per la partita con l'Inter.
Andare da Roma a Milano solo per vedere una partita di calcio: non è pazzesco? I commenti nei media erano tanti, chi si scagliava contro le forze dell'ordine , chi contro le paghe esigue dei poliziotti, che vivono nello stress e quindi a volte hanno il grilletto facile, chi contro i media stessi che cinicamente non risparmiano accuse gratuite. Personalmente ho visto in questo episodio un incidente come ne succedono tanti nel fine settimana, e al posto del povero ragazzo poteva esserci ognuno di noi.
Ma la cosa che invece più mi tornata incomprensibile é che alcune persone per divertirsi si vedano costrette a viaggiare per centinaia di chilometri avanti e indietro per la penisola per vedere una ventina di ragazzi che giocano con una palla.
Ciò é un indicatore che le possibilità tecnologiche di cui possiamo godere oggi sono enormemente più grandi della capacità che abbiamo acquisito di usarle con saggezza. E la morte purtroppo spesso inibisce il nostro buonsenso.

In mezzo a quelle colline ci sono anche delle cave di una qualche materia biancastra. Andando avanti sempre su di un “falso piano” come ero già stato avvertito prima di lasciare l'albergo stamane, passo attraverso una zona con delle terme, e dove alcune denominazioni tipo “albergo alluminoso” mi lasciano intendere che da quelle cave si estrae l'allume, importante sostanza chimica. Dopo un po' arrivo in una frazione che sulla mia cartina consisterebbe in quattro case, ma invece si presenta come un centro assai esteso, che si chiama Venturina. In questo paesino sono rimasto mio malgrado più tempo di quello che mi è concesso dalla luce diurna ancora disponibile. Avrei voluto essere a Follonica prima del calare della notte, e si tratta ancora di percorrere 18 kilometri. Non ho fatto altro che seguire con i paraocchi le indicazioni stradali per Follonica, che mi hanno fatto uscire dalla mia carta statale, per andare a finire nel proseguimento veloce della statale, la superstrada, che non è consentita ai cicloveicoli. Mi sono trovato fuori paese su una enorme rampa di accesso alla superstrada, senza che incontrassi uno straccio di cartello che mi invitasse in quanto ciclomotore a prendere un'altra strada! Ci ho perso una buona mezzora. Poi però ho preso un buonissimo trancio di pizza con la salsiccia da un certo “pizza planet”, e il mondo ha ripreso a sorridere.
Prima di arrivare a Follonica, nella sera verso le 6-6 e mezzo, ad un incrocio ho visto una volante della polizia che si é fermata ad un incrocio, e dopo che l'ho superata mi ha seguito per un tratto, quindi mi ha superato con le sirene spiegate e allora ho capito che volevano fermarmi.
Ho mostrato la carta d'identità, poi ho spiegato che stavo andando a Follonica. La donna della pattugia, una giovane poliziotta, con un tono leggermente isterico mi ha chiesto se avessi proprio voglia di ammazzarmi. Allora le ho raccontato che con lo stesso veicolo ho già percorso di notte le statali di mezza Italia e non mi é mai successo niente. Naturalmente un incidente può sempre succedere a chiunque, io comunque sono splendidamente equipaggiato, con due luci di posizione dietro, due davanti ai lati del veicolo e due al centro sul manubrio. Inoltre la superficie posteriore é bianca, quindi qualunque veicolo, che abbia o che non abbia i fari accesi non può non vedermi e venirmi dentro, se non volontariamente...
Mi invitano comunque ad uscire al prossimo incrocio a destra e proseguire sulla strada litoranea, che conduce direttamente fino nel centro città libera dal traffico automobilistico.
Così mi sono ritrovato sulla strada che costeggia il mare, con diversi stabilimenti balneari e hotels chiusi per l'inverno, e appena qualche locale e qualche abitazione aperti. Una mia priorità a Follonica é di andare a conoscere un amico di una amica di mia mamma, che ha un ristorante a Follonica e che é un paesano dei miei genitori (emigrato dalla stesso paese del sud). Il ristorante si chiama “Vecchia Maremma” e l'ho trovato facilmente perchè si trova nel centro presso il lungomare. Walter, che gestisce il locale ed é il figlio del compaesano cittanovese stabilitosi in questa località maremmana diversi decenni orsono, mi ha accolto con grande entusiasmo e mi ha invitato a cenare nel suo locale.
Prima però mi sono visto chiedere da diverse giovani voci di far loro provare a guidare il risciò. Erano alcuni giovanissimi abitanti di Follonica, che a turno mi hanno guidato per la zona pedonale del lungomare, mentre mi raccontavano alcune cose relative a questa città. Il nome della città é lo stesso con cui i Romani indicavano le botteghe dove si tingevano i tessuti, le Follonicae. Pare che fuori delle botteghe dei follonicae venissero piazzate delle capienti anfore, dove i passanti erano invitati a urinare. L'ammoniaca contenuta nelle urine veniva infatti utilizzata per fissare le tinte sui tessuti.
In questo appetitoso ristorante-pizzeria ho avuto il grande piacere di ricevere, oltre ad una buona bolognese e ad un tiramisù appena fatto, almeno due elementi assolutamente sublimi della gastronomia toscana: la prima é la mozzarella di bufala, che mi dà un ghiotto benvenuto nel territorio della Maremma, e l'altra risponde ad un nome la cui sola pronuncia ci provoca già sensazioni soavi: Morellino di Scansano.
É un vino rosso che viene travasato e fatto riposare nelle botti di Rovere, ed acquista così una ricchezza al palato che non ho altrimenti provato con nessun altro vino. Raramente avevo avuto occasione di berne qualche sorso frettoloso quando ho lavorato in una vineria in Germania, ma questa volta me ne viene servito un generoso quartino, da centellinare come l'ambrosia degli dei. É stato abbastanza per portarmi ad uno stato di beatitudine dei sensi. Senza che me ne accorgessi alla fine della serata, quando gli altri ospiti avevano ormai lasciato il locale ero prossimo all'ubriachezza, e dopo che per un po' ho chiacchierato amabilmente con l'oste e il suo aiutante, presto o tardi ho dovuto schiaffeggiarmi per tornare alla realtà e adoperarmi in tutta fretta (era già passata la mezzanotte) a trovare un albergo dove pernottare. L'unico albergo ancora aperto sembrava essere l'hotel Stella, gestito da un donna romana e da suo figlio, un uomo che gira su una graziosa auto sportiva. La signora non ha da offrirmi alcun posto protetto per il risciò, ma mi può assicurare che Follonica é il posto più sicuro che conosce. Non viene mai rubato niente, neanche di notte. In realtà non ho molto sonno, e mi vengono anche nell'eventualità consigliati un paio di locali notturni dove trascorrere le ore notturne. Ma ripartire la mattina senza essersi almeno coricati potrebbe incidere negativamente sul fisico. In effetti la città ha un aspetto molto tranquillo, é una cittadina ben frequentata, ed é molto improbabile che persone malintenzionate o teppisti capitino qua sotto proprio stanotte. Per questa volta credo di poter rischiare di parcheggiare sotto il tendone d'ingresso dell'albergo, naturalmente con il lucchetto a prova di bomba che ho portato con me proprio per affrontare queste situazioni, oltre al'usuale catena di chiusura tesa per fissare il telaio ad un supporto fisso, e togliendo dal bagagliaio e dal telaio qualunque cosa che fosse facilmente asportabile e di un qualche valore. L'esperienza della notte bianca a Genova mi ha insegnato qualcosa.
Mi viene assegnata una stanza al prezzo speciale di 30 € per una singola con servizi nel pianerottolo.
Ho guardato un po' di televisione e mi sono addormentato molto presto.



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