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Il risciò: L'unica utilitaria davvero ecosostenibile: fa mediamente 100 km con un kg di pasta e ci vai praticamente ovunque. E la tua? in risciò da Monaco di Baviera a Genova
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Quarto Giorno

lunedi 27 agosto 2007

Come andò che si prosegui fino a Brennero fiancheggiati da centauri suicidi e camperisti veneti, e si discese dal versante italiano fino a Bressanone, dove ci si affidò all'ospitalità di una cara amica.



L a vecchia signora Hörtnagl, che ieri sera ci ha accolto con rude gentilezza e capacità di mettersi nei nostri panni di poveri viandanti, non è stata oggetto della mia attenzione ieri sera, poichè ero troppo stanco per percepire alcunchè di questa casa che ci ospita. Stamane invece sono più ricettivo e osservo la stanza, i mobili di legno rustico, il corridoio le cui pareti sono adorne di oggetti locali, tipo teste di capriolo, cinghiali, e vecchie fotografie della famiglia Hörtnagl. Questo cognome mi affascina, perchè rispecchia fedelmente la pronuncia che il tirolese fa della parola Hartnagel, cioè “durochiodo”. La signora, che è una persona che sembra appartenere ad un mondo lontano anni luce dal nostro, che si esprime con suggestive formule di cortesia arcaiche, ci invita a prendere posto al tavolo della colazione, in un'mpia stanza luminosa al pianterreno. Il tavolo è vicino alla grande finestra, mentre nell'angolo interno è situata una grande stufa a legna con la porcellana tutt'attorno, su cui probabilmente originariamente poggiava il piano rialzato dove si dormiva d'inverno. La colazione e il modo in cui è disposta sul tavolo, e la luce che dalla finestra abbraccia questi semplici oggetti è esteticamente perfetta: il caffe in una caraffa e il latte in un'altra caraffa, del miele, una torta di crema di burro con della frutta dentro, e ancora una splendida crostata con la marmellata. Non so come posso descrivere il gusto e la cremosità di quel latte e di quel burro. Inoltre c'erano le altre cose che ci si aspetta da una colazione a nord delle alpi: fette di pane nero, fette di formaggio e fette di salame, oltre naturalmente a questo favoloso burro locale. Mentre Mark lascia il tavolo per fare i bagagli e chiedere consiglio alla signora su come e dove procurarsi mai quassù una camera d'aria, io rimango ancora una decina di minuti ad assaporare questa colazione, questa pace, questo tepore e questa bella mattinata di sole. Quindi esco sul pianerottolo, e tutt'intorno a me è verde, verde e ancora verde, tutto questo verde purificato dalla rugiada notturna è indescrivibile. Proprio accanto al risciò c'è una fontana tpica, ricavata da un tronco scavato orizzontale ed un altro verticale che regge il condotto di ferro. La signora Hörtnagel intanto ha detto al fratello, che è appena arrivato in auto, di accompagnare Mark a Steinach, il paese a 6 km da Matrei am Brenner, perchè lì c'è un negozio di biciclette. Mark dapprima respinge l'offerta preferendo fare l'autostop, ma poi il signor Hörtnagel insiste per andare con lui, chè tanto deve andare comunque in quella direzione. E così piano ci accomiatamo dalla nostra ospite, promettendole di tornare da quelle parti presto e molto volentieri. Mentre scendevo giu dalla casa verso la strada le vecchie e i vecchi della zona cominciavano assieme a falciare i campi di foraggio attorno alla casa. Avranno avuto in media 80 anni! Che forza. Queste si che sono persone in gamba. Quando il sole è ormai alto nel cielo sono arrivato al paese di Matrei am Brenner, un ridente villaggio alpino dall'aria rarefatta, e mi sono fermato a riposare e a comprare in un tabacchino delle cartoline, e alla posta un set di francobolli per spedire qualche cartolina. I francobolli rappresentavano degli animali tipici dell'Austria, fra cui la salamandra pezzata e il gambero di fiume. Quindi ho proseguito, e mentre lasciavo il paese Mark con un passaggio in auto evidentemente mi ha incrociato per tornare alla sua bicicletta con la camera d'aria nuova, perchè dopo una ventina di minuti sento strombazzare da dietro le mie spalle e lui mi supera saltellando acrobaticamente sulla ruota di dietro in gesto di saluto festoso.
Ha poi mugugnato per qualche decina di minuti che quassù le camere d'aria costano 10 volte più care che nel suo negozio a Monaco.
La prossima pausa era presso un benzinaio austriaco, e nonostante i prezzi in Austria siano più convenienti che da noi, Mark da vero freak della parsimonia ha voluto rimarcare ancora una volta attraverso una foto ad effetto quanto la bicicletta costi meno che l'automobile.

mentre un kg di pasta costa 1 euro, quanto ci fai con un'auto con 1 litro di benzina?


Poco distante da Matrei abbiamo superato un albergo davvero carino, l'hotel Stolz, costruito di legno e muratura, rustico ed elegante, e ho dato un'occhiata anche all'interno ed era proprio tutto molto carino.. all'entrata ho chiacchierato un po' con una donna di Colonia che era lì in vacanza, e che mi raccontava che ieri c'era stata questa grande gara ciclistica su per quella strada, e che questi luoghi erano davvero paradisiaci, ed è un peccato che così poca gente si fermi fra queste valli a godersi la natura e tutto il resto. In effetti stiamo incrociando anche molti camperisti veneti oltre che motociclisti tirolesi, che transitano dalla strada del Brennero senza essere troppo interessati a scoprire ciò sta loro attorno.
Da Steinach in avanti era un tripudio di casettine tirolesi alla Heidi, e ogni tanto mi fermavo a riposare, mentre alcune persone mi guardavano incuriosite come se avessero visto un ufo caduto dal cielo. Avevo ancora dell'acqua nelle borracce, altrimenti non avrei trovato alcuna fontana lungo il percorso fino al passo. Le uniche fontanelle pubbliche che c'erano erano state per qualche motivo sigillate.
A Gries am Brenner mi sono concesso una pausa più lunga, ed ho scritto qualche cartolina da spedire prima di passare il confine italiano.
Intanto Mark era praticamente già arrivato al Brennero, ma siccome non riusciva a contattarmi per telefono e ha pensato che mi fosse accaduto qualcosa, si è ridisceso quegli ultimi ripidi chilometri in mio soccorso, e quando ha visto che invece me ne stavo stravaccato sui sedili posteriori a scrivere cartoline, gli sono venuti i 5 minuti.
Quindi, siccome andato in avanscoperta ha visto che l'ultimo tratto di strada fino a Brennero è davvero ripida, tira fuori il formaggio e il pane locale, il cosiddetto Vinschgauer, dall'aroma molto speziato, e facciamo un piccolo spuntino per farci forza.
La successiva mezz'ora è un'ascesa continua, che costeggiando una valle diventa per me assai estenuante. Se avessi avuto la marcia piu leggera dei 21 rapporti disponibili non sarebbe stata così dura, ma in quel frangente quell'ultimo rapporto proprio non ingranava, quindi sono andato avanti lo stesso senza pensarci più. Alla fine il tratto davvero ripido sarà stato lungo si e no un centinaio di metri, e me la sono presa comoda per percorrerlo. Inoltre nel mezzo della fatica si sono fermati una coppia di milanesi in automobile a farmi delle foto, e con loro ho fatto una pausa proprio nel punto più duro, chè se invece avessi proseguito sarei arrivato in cima con il fiatone. Mi sarebbe piaciuto ricevere quelle foto, ma purtroppo, come avrei scoperto presto, gli italiani che ti fanno delle foto 99 su 100 non hanno la correttezza di spedirtele, neanche se gli dai il tuo biglietto da visita e li preghi espressamente di farlo.

Ed eccoci infine al passo del Brennero, intorno alle 4 del pomeriggio, mentre sembrava che cominciasse a venire giù un bel po'di pioggia. Infatti ci siamo fermati ad una stazione di servizio di fronte ad un locale di streap-tease, per prendere un caffè rituale e per prepararci a guidare in condizioni di pioggia. Mark si è trasformato in un ridicolo preservativo blu, mentre io mi sono limitato a indossare una maglietta asciutta, sopra di essa la giacchetta nera da ciclista, e ho srotolato la tenda antipioggia sopra la cabina passeggeri del risciò.

E così combinati compiamo il nostro trionfale ingresso in suolo Italiano.

una ruota in Italia, le altre due in Austria


In proposito forse ora devo spendere due parole sul mio abbigliamento:
sulle Alpi ci è andata bene perchè il tempo è stato sempre ottimo, ma nel caso che fosse venuto freddo mi sono portato la maglia di lana, la sciarpa di lana, un berretto-passamontagna di pile, guanti e calzamaglie invernali. Poi oltre a qualche maglietta a maniche corte ed alcune smanicate ho portato nel bagaglio una camicia a maniche lunghe e un paio di pantaloni decenti per essere presentabile nelle occasioni meno informali. Altrimenti indosso di preferenza dei pantaloni leggeri al ginocchio che non si inzuppano d sudore e si aciugano presto in caso di pioggia. Una specie di bermuda da spiaggia, ma con diverse tasche e le asole per la cintura. Insomma davvero pratici per ogni occasione. Di calzini ne ho portati un paio pesanti al ginocchio nel caso di freddo estremo, altrimenti avevo qualche paio dii calzini corti, ma non li ho usati molto spesso. Per la maggior parte del tempo ho pedalato con i sandali ai piedi, che erano più piacevoli durante i giorni caldi, e durante i momenti di pioggia o di umidità mi evitavano di inzuppare le scarpe con la click. Queste ultime sono le uniche scarpe vere e proprie che mi sono portato dietro da Monaco fino a Genova, e con le temperature ancora estive di quei giorni ho preferito tenerle per i momenti in cui proprio avevo bisogno di pedalare più velocemente. Infatti queste scarpe hanno una specie di gancio che viene chiamato SPD che si incastra nel pedale e permette non solo di spingere su un pedale con un piede, ma contemporaneamente anche di tirare su il pedale opposto con l'altro piede, facilitando così notevolmente la pedalata.

Ora vi potete immaginare la gioia che provavamo ad avercela fatta, a raggiungere l'italia con quel mezzo non (ancora) convenzionale... siamo stati ancora un quarto d'ora a giocherellare con la macchina fotografica, facendoci foto reciprocamente, e Mark ha fatto la prima di una lunga serie di foto d'autore, basate sull'illusione ottica, le quali alcuni giorni dopo sarebbero culminate a Pisa riprendendo i turisti in piazza de' miracoli, che come imbecilli posano nei pressi della torre pendente con le mani l'una sopra l'altra mentre qualcun altro li fotografa da un'altra angolazione.

jawohl, do samma


La prima cosa che incontriamo in suolo italiano è il tabacchino dove devo comprare una ricarica per il telefonino. Era un tabacchino specializzato nella vendita di armi giocattolo. Delle cose davvero inquietanti. Poi in mezzo a quei negozietti che vendono chincaglieria colorata una vecchietta troppo simpatica che parla 50 e 50 italiano e tirolese, io sono troppo legnoso per capirci un granchè, ma ci parlava molto apertamente dei fatti suoi ed era un piacere ascoltarla.

Brennero della serie 'come eravamo'


Poi è cominciata la parte che Mark aspettava da giorni: una lunghissima discesa di oltre 200 km fino a Verona! Lui l'avrebbe fatta tutta entro la sera stessa, se non mi avesse voluto aspettare di volta in volta. Anche in questo caso si ci è accorti che un risciò in discesa, anche se il fondo stradale è piuttosto ordinato, va molto più lento di una bicicletta, perchè con i suoi oltre 100 kg non ha la capacità di sfruttare la rincorsa per superare dei dossi per quanto piccoli, e non può piegare nelle curve strette come fanno appunto le biciclette e gli altri veicoli a due ruote. Il primo tratto di discesa è comunque un grande sollievo per me. Il tempo, appena scesi giù dal Brennero, sembra ritornare sereno, e mi affianca già un simpatico uomo di Roma in bicicletta, che con il figlioletto di 1 o 2 anni seduto sul seggiolino va dal Brennero fino a Roma, e la prima cosa che mi dice è “Scusa, sei della critical mass?”. Io rispondo di no, che non appartengo a nessun gruppo e che non sono critico se non verso me stesso. Vedendo poi che vado ad una velocità inferiore alla sua dopo un po' ci ha lasciato indietro, e lo riincontrammo una quarantina di chilometri più a valle che percorre una pista ciclabile a lato della strada che porta a Bressanone.
Dunque il primo paese che si incontra scendendo dal Brennero è Colle Isarco. L'Isarco è un fiume che nasce proprio là sopra, e la strada del Brennero segue il suo corso via via che si accresce fino a diventare un grosso fiume. A Colle Isarco ho scarrozzato una signora con il suo bambino all'alimentari, ma ho impiegato un po di tempo a capire dove volesse andare. Diceva: “devo andare da Despar” “come??” “Despar!” “Ma chi è, un suo amico?” “Ma no! Despar! Qui più avanti!”...alla fine ho capito che evidentemente in Südtirolese “Despar” significa “supermercato”, un po come a Genova “rumenta” significa spazzatura. Solo qualche giorno dopo mi sono accorto che perlomeno nel triveneto Despar era una catena di supermercati che va per la maggiore. Poi ho comprato qualche cartolina e anche il tabaccaio qui parlava in italiano come la signora di prima.
Mark intanto mi aspettava nei pressi di una galleria, seduto su un ponticello sopra il torrentello Isarco, per fare uno spuntino di formaggio e pane vinschgauer, oltre che per levarsi il travestimento di plastica divenuto ormai superfluo.
Dopo quella sosta ci siamo rivisti solo molto più a valle, da qualche parte sulla statale fra Vipiteno e Fortezza, davanti ad una galleria che avremmo dovuto attraversare in ogni caso per proseguire, ma che a causa di un cartello stradale degno di striscia la notizia non eravamo autorizzati ad percorrere. Divieto per le biciclette e per i pedoni. Cosa fare? Beh onestamente credo che in questo caso nessun agente italiano sarebbe stato tanto puntiglioso da punirci; tuttavia attraversando quella galleria lunga circa 600 metri abbiamo ripetuto tutto il tempo “questa non è una bicicletta-questa non è una bicicletta-questa non è una bicicletta-...”

quando il pedone e il ciclista sono vittime dell'apartheid


La nostra amica di Bressanone ci aveva assicurato che la strada dal Brennero fino a Bressanone non presentava punti in salita, ma questo era un tipico errore da automobilista, come spesso mi sarei reso conto nel corso del viaggio. Nella velocità della discesa e forte dell'accelerazione acquisita nella corsa l'automobilista spesso non si accorge di come è effettivamente la strada. Forte della mia esperienza di viaggiatore sotto i 30 km orari vi posso dire che la strada da Brennero fino a Bolzano è un continuo saliscendi, perchè non sempre segue il corso dell'Isarco, ma per lo più si arrampica sul pendio della valle e si adegua al suo profilo accidentato.
Quando comincia a calare il sole nella valle d'Isarco noi non siamo nemmeno ancora arrivati a Bressanone! E pensare che per recuperare il tragitto che sarebbe in programma mi ero proposto di arrivare oggi fino a Trento, percorrendo cioè ancora più di cento chilometri! Mark di gran corsa ce l'avrebbe ancora fatta, e infatti gli ho proposto di fare uno sprint fino a Trento per incontrare l'amico olandese di Trento, Kasper, che ci aspettava già stasera nel locale centro sociale di cui è membro, e dare lì notizia del mio ritardo, mentre io mi sarei arrangiato a Bressanone, dove ci avrebbe aspettato già la sera precedente la Lidia per ospitarci.
Invece Mark non si è fidato di abbandonarmi a me stesso là in mezzo a quelle montagne, e ha espresso l'intenzione di accompagnarmi fino a Trento. Solo una volta arrivati a Trento lui avrebbe proseguito da solo fino in Toscana dove avrebbe fatto finalmente il bagno in mare dopo ben 8 anni di astinenza dall'acqua salata. Praticamente aveva già il costume addosso, tanta era la voglia di cacciarsi in mare.
Ora per contattare la nostra amica a Bressanone era arrivata l'ora di scovare un collegamento all'internet, per vedere se era ancora ad aspettarci, se mi aveva scritto qualcosa, e dove incontrarci. Non avevo purtroppo il suo numero di telefono, e sin dal giorno prima della partenza non avevamo avuto più modo di collegarci alla rete, mentre io stesso ero raggiungibile sul telefonino solo da poche ore, cioè dall'ingresso in Italia. Dopo aver saputo da delle ragazze nei pressi di Varna che nel circondario non ci sono collegamenti pubblici a internet, tuttavia all'ingresso a Bressanone, ormai notte, ci hanno alla fine indicato un bar dove ci si poteva collegare. In questo bar c'erano un gruppetto di persone simpatiche, che parlavano per lo più in tirolese, ma che riuscivo più o meno a comprendere, e insieme si è bevuta un birra, che qui non esito a chiamare birretta perchè era davvero di dimensioni ridicole. Poi mi è toccata quell'antipatica procedura burocratica che avrei imparato presto a conoscere, per cui se ti colleghi ad internet da un luogo pubblico devi firmare delle carte e devi registrare la tua identità presso l'esercente. All'inizio ho anche cominciato a leggere quei fogli dove apporre la firma in calce, poi le altre persone mi hanno detto di lasciar perdere. Intanto attraverso internet siamo riusciti a contattare Lidia e ad invitarla a venire in quel bar.
Quando è arrivata eravamo già allegri e abbiamo ancora offerto da bere a lei e al suo amico dal nome purtroppo impossibile da ricordare. Poi dopo esserci ristorati a sufficienza abbiamo preso su mia iniziativa a fare un divertente ed istruttivo giro di questa antica città (la prima citta fondata in Tirolo come sede vescovile), dal punto dove il Rienza confluisce nell'Isarco, alla torre bianca recentemente ristrutturata, alle diverse piazzette del centro storico, che a quell'ora verso le otto sono ancora piene di gente che mangia nei ristorantini, o beve nei locali, o mangia un gelato. L'unica gelateria ancora aperta nel centro ci viene però sconsigliata (roba chimica...) e così invece che fermarci a mangiare un gelato continuiamo a girare di qua e di là, con me che pedalo davanti, Lidia che ci spiega le cose come una vera guida turistica e Mark che segue sulla sua bici e cerca con pessimi risultati di farci delle foto.

in giro per bressanone by night


Poi Lidia ci invita a pernottare da lei e a berci un vino a casa sua. Ma ben volentieri, siamo entrambi presi da una certa euforia per il fatto di aver superato le Alpi così bene e senza inconvenienti, e ogni tanto gridiamo in coro ad alta voce: “Abbiamo valicato le Alpi!”
A casa di Lidia però il mio corpo comincia ad abbioccare. La mia testa invece rimane sveglia e continuiamo a chiaccherare ancora fino alle due del più e del meno, mentre ci viene offerto anche ancora dello stracchino fresco, che mai mi è sembrato così buono come allora (l'ultima volta che ne ho mangiato sarà stato 5 anni fa) che va a fare compagnia al restante Vinschgauer di Mark. Ma da oggi in poi questo pane lo dobbiamo chiamare alla tirolese e non alla bavarese, cioè qualcosa come “vinchgher”. Adoro questo accento, e trovo che le persone che parlano con questo accento siano molto dolci. È una parlata così agile e gentile. Ma la nostra ospite è anche troppo simpatica e intelligente, parla anche perfettamente italiano, e cioè senza inflessioni dialettali come i tipi del bar. Ci racconta un sacco di cose sulla realtà di quel paese, la sua cultura, e sulla curiosa realtà sociale e politica dell'Alto Adige. Per esempio ci raccomanda, arrivati a Bolzano, di notare come i ragazzi si dividano nettamente in italiani e tirolesi a seconda di che scuola frequentano o hanno frequentato. Se è la scuola tedesca li vedrete vestiti un po' come capita, o comunque con uno stile più libero. Invece quelli della scuola italiana sono esattamente come in tutto il resto del Paese. I ragazzi leccati dalla mucca, le ragazze truccatissime, entrambi con jeans impeccabili e giacchette bianche.

Matrei am Brenner-Brixen: 61 km
Abbiamo esattamente un giorno di ritardo sulla tabella di marcia, ma fino a Verona ora sarà tutto a scendere.


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