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Il risciò: L'unica utilitaria davvero ecosostenibile: fa mediamente 100 km con un kg di pasta e ci vai praticamente ovunque. E la tua? in risciò da Monaco di Baviera a Genova
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Quattordicesimo Giorno

Giovedí 6 settembre 2007

Come andò che a Parma scoprii che di giovedi pomeriggo a Parma non si fa la pasta fresca, che feci un giro sulla superstrada presso parma, e bucai una gomma nel cuore della notte presso Fiorenzuola d'Arda.



I n ostello. lascio la stanza più tardi degli altri ospiti, verso le 9, dopo aver finalmente capito come si apre la porta della stanza con la scheda magica nella fessura giusta, e scendo giu con i bagagli. Niente colazione, alla reception il ragazzo che ha dato il cambio a quello di stanotte mi saluta con una certa deferenza e mi da del Lei. Poi mi offre un cappuccino dall’automatico e mi fa le solite domande a proposito del mio viaggio. Allora io tiro fuori dal bagaglio il giornale del giorno prima e gli mostro l’articolo, che non è un granchè ma è l'unica cosa su carta stampata che ho con me da mostrargli. Lui se ne fa una fotocopia, e mi spiega che in questo ostello sono contenti di accogliere personaggi “particolari”, che il prossimo mese verrà a festeggiare proprio nel loro ostello il suo centesimo compleanno una signora belga, che ha peraltro insistito per essere alloggiata non da sola ma in una normale camerata per ragazze.
Via san Leonardo prosegue diritta in direzione centro, poi passa sotto la tangenziale nord e a quel punto non si può passare di fronte alla fabbrica “Bormioli Rocco” senza provare un minimo senso di nostalgia familiare, sempre ammesso che abbiate o abbiate avuto una mamma o una nonna che fa le conserve di frutta e di pomodori.
Poi via s. Leonardo diventa via Trento, che passa sotto la ferrovia e porta fino al centro di Parma. Il tragitto fino al centro è stato per me ricco di soste per vedere i negozi, i palazzi, e in particolare per trovare delle cartoline valide in un tabacchi, e per assaggiare qualche buona pasterella locale in pasticceria. Una ulteriore sosta l'ho fatta come ormai d'abitudine in ogni città che visito, presso un'officina di biciclette, per informarsi su quale sia in città un meccanico in grado di mettere le mani sul mio veicolo senza aver paura di sbagliare qualcosa. Mi è stato indicato un meccanico al di là del torrente Parma, in borgo san Giuseppe. Parma è come mi accorgo presto, una città dove molti usano la bicicletta per spostarsi.
Molte signore qui usano però le biciclette con il motorino elettrico, che – spero che la gente se ne renda conto – NON sono un mezzo ecologico, costano molto più di una bicicletta normale, e soprattutto in una città di pianura come Parma sono del tutto inutili. Dire che una tecnologia è ecologica è per conto mio da considerare pubblicità ingannevole, e una bicicletta con un motore elettrico definita 'ecologica' è uno di quei casi in cui l'onere energetico viene trasferito dalle gambe, che sono il miglior motore che ci sia, alla batteria elettrica, che a sua volta viene alimentata seppur indirettamente da una fonte di energia che, anche ammesso che sia tutta solare o tutta eolica, non è nè così ecologica nè così efficiente a parità di lavoro come le proprie gambe. E costa comunque al consumatore parecchio di più, in termini di acquisto e in termini di alimentazione!
Identificare l'aspetto ecologico di un prodotto con il semplice fatto che non produce di per sè scarichi nocivi non è un esempio di correttezza.
Arrivati presso piazza della Pace sono entrato a visitare il complesso di palazzo della Pilotta, una singolare architettura con un curioso giardino attorno. Là in quel giardino ho tagliato le ultime fette del pezzo di anguria rimastomi da ieri, altrimenti sarebbe presto andata a male. Poi ho chiesto indicazioni per l'infopoint per i turisti., che poi era proprio là dietro.
Nell'infopoint per i turisti, dopo aver ricevuto la solita mappa della città per i turisti che andava ad accrescere la mia collezione, ho espresso il desiderio di vedere qualche dipinto del Parmigianino, uno di quegli artisti incredibili che muoiono prematuramente intorno ai trent'anni, come Schiele, Rino Gaetano, Pellegro Piola, e che in più era anche un artista rinascimentale. La chiesa di S.Maria della Steccata, dove erano visibili opere del Parmigianino, non era purtroppo accessibile. Mi hanno riempito di depliants sui musei cittadini, e da tutta questa offerta ho estrapolato l'intenzione di visitare durate questa brevissima sosta a Parma un'unico museo, la pinacoteca Stuard.
Si tratta di una collezione rinomata nel Mondo, messa assieme dal collezionista Giuseppe Stuard nell'ottocento e rimasta fino a qualche anno fa nello stesso posto dove si era costituita, mentre ora è ospitata in uno spazio creato in simbiosi con l'antico monastero di S.Paolo.
All'ingresso del museo civico di S. Paolo, che ha appena aperto, ci sono un militare sardo e un custode, che mi decanta le bellezze di questa collezione. L'ingresso è davvero economico, il ridotto solo 2€. Ma terrò la visita del museo per più tardi, quando sarà troppo caldo per pedalare.
Ora è il momento di pedalare un po' esplorando la città, con l'aiuto della cartina. Mi sono così diretto a vedere il complesso della cattedrale. Era una piazza stupenda, e la torre del Battistero un enorme gioiello a cielo aperto. La pavimentazione stradale era a ciottolato, ma tenuta in ordine e senza dislivelli.
Proprio accanto a questi edifici mirabili stava un'anziana coppia, lei parlava inglese, e lui le rispondeva in inglese, ma non sembrava un normale turista. E infatti quest'uomo era un Parmigiano emigrato in Gran Bretagna durante la guerra, e non era più tornato a Parma da allora. Ho proposto al signore di portarmi in giro e farmi vedere qualcosa, ma presto mi sono accorto che il signore, già avanti con gli anni, aveva un bel po' di difficoltà ad orientarsi fra quelle strade. Evidentemente qui deve essere cambiato molto durante e dopo la guerra. Poi ho continuato a girare per la città un po' con passeggeri, un po' da solo.
Una delle arterie principali della città è la via della Repubblica, un'ampia strada che costituisce il segmento cittadino della via Emilia. Questa via, che già avevano costruito gli antichi Romani e che già allora era una importante arteria commerciale, tanto importante che la regione ne derivò il nome, e sul cui percorso sorsero quelle che ancora oggi sono i centri più importanti, tra cui Bononia, Parma e Regium Emilii.

Parma, via della Repubblica


Su questa via è situata anche una filiale della Deutsche Bank. Ne approfitto per tirare fuori i denari che potrebbero essere utili da qui fino all'arrivo a Milano, dove si trova un'altra filiale. Fra una corsa e l'altra mi sono preso un the al tavolino di un caffè. Restando seduto fuori per un po' all'ombra mi sono accorto che l'aria oggi era settembrina e la t-shirt non era abbastanza. Poi verso l'una e mezza quando è sopraggiunto l'appetito mi sono fatto indicare un buon ristorante, e sono finito in via Garibaldi, la zona pedonale, dove ogni tanto donne fantastiche di tutte le età passavano sul lastricato con biciclette munite davanti e dietro di carinissime ceste di vimini cariche di spesa, o di cagnetti da passeggio, o d'altro.
Cosa c’è di tipico a Parma da mangiare? In sostanza tutti mi parlano di tortellini alla zucca e di tortellini alle erbette. Mi siedo in un questo pittoresco locale per ordinare il menu a 11 € -vino a parte-.
I tortellini alle erbette però la cameriera sicula mi avvisa essere finiti, per cui mi devo accontentare di tortellini piccoli al ragù, molto buoni comunque. Ma la fissa dei tortellini alle erbette non se ne va.
Dopo mangiato sono andato come ripromesso a vedere i dipinti della raccolta Stuard. Nelle numerose sale si avvicendavano le diverse epoche della pittura locale, dai primitivi toscani, ai rinascimentali, fra cui anche un disegno attribuito al Parmigianino, ai carracceschi, ai pittori barocchi ed infine ad una nutrita rassegna di pittura ottocentesca italiana. Queste sale sono fedelmente arredate secondo la disposizione originale del collezionista, e mi servono non solo ad avere uno sguardo diretto su quello che era il gusto ottocentesco dello Stuard e del suo tempo, ma soprattutto mi serve ad avere un'idea dell'avvicendarsi politico nella regione parmigiana durante i secoli, e che poi nel tempo del risorgimento coincide con il ducato di Parma e Piacenza. Forse i più elefantiaci si ricorderanno degli Stati in cui era divisa l'Italia prima di essere unita. Bene, la mia filastrocca mnemonica recitava “...Chiesa, due sicilie, piemontesardegna, parmapiacenza, modenareggio, ecc.ecc”. Finora Parma, e Piacenza erano per me una piccola, anonima entità regionale fra lo Stato della Chiesa e il Lombardo-Veneto. Ora stanno prendendo forma come entità fisiche complesse, ora ho visto “in faccia” la duchessa Maria Luigia, guardando un suo ritratto, ex moglie di Napoleone e figura quasi mitica nella storia di Parma, mecenate delle arti e valida governante.
Fra una sala e l'altra erano state riportate alla luce le strutture antiche in pietra dell'edificio originario, risalente a mille anni fa, poi più volte rinnovato e modificato.
Poi di nuovo in giro sulla via Garibaldi ho incontrato un gruppo di ragazzi che hanno provato un po' per uno a guidare il risciò. Ci sono state delle difficoltà , d'altra parte non era esattamente il terreno migliore per un principiante, giacchè il lastricato per terra non era perfettamente pianeggiante e tenere diritto il manubrio quando il terreno non è regolare può diventare un problema. Inoltre questi ragazzi erano abituati ad andare in bicicletta, quindi sono vittima di quell'automatismo che porta a piegare il corpo da una parte per girare, invece di tenere il controllo con le braccia sul manubrio. Uno dei ragazzi, Giorgio, uno con i capelli rasta, mi consiglia se voglio mangiare i veri tortellini di Parma di andare a farseli fare sul momento da un pastificio che conosce, e mi fa vedere sulla cartina dov'è, entrando da strada della Repubblica nella stradina a fianco della chiesa di S.Chiara d'Assisi, e mi dice di dire alla signora Rosetta che mi manda il figlio della Maria Pia - a mo' di raccomandazione -.
Bello contento vado a prendere i tortellini, che comporterebbe un tempo di attesa di circa 20-30 minuti perchè la signora li fa proprio sul momento. Ma una volta arrivato in zona non riesco proprio a trovare la bottega! Chiedo a tutti i passanti, ma alla fine qualcuno mi dice che oggi è chiusa. Peccato, ma forse riesco a trovare un'altro pastificio, non sarà questo certo l'unico buono di Parma.
Intanto era già ora di ripartire, per riuscire ad arrivare per la notte ad Alseno o nei dintorni, e per essere sicuro di raggiungere così domani in mattinata la città di Piacenza.
Così comincio a muovermi in direzione ovest, ovvero verso Piacenza, attraverso il torrente sul ponte Caprazucca, e su un viale alberato chiedo qua e là dove facciano la pasta fresca. Finalmente una donna di accento russo mi rivela una notizia sconvolgente: a Parma di giovedì pomeriggio i pastifici sono tutti chiusi. Che sfiga!
Nella periferia lungo la via emilia mi sono fermato in un supermercato a fare incetta di confezioni sottovuoto di tortellini alle erbette tortellini di zucca. Quando arriverò a Milano li affiderò alla mia zia, e ci penserà lei a cucinarli per tutta la famiglia.
Uscire dalla città non è così semplice. Presso un cantiere che ostruisce la via Emilia in una rotonda di traffico mi sono infilato per “sbaglio” sulla superstrada, ed ho percorso qualche chilometro in mezzo al traffico veloce, per girare in tondo e ritrovarmi poi mezz'ora dopo alla stessa circolare. Sono stato comunque abbastanza veloce, e non ho ricevuto l'impressione di essere braccato da spietati automobilisti, come era stato nell'analoga situazione sulla tangenziale di Verona. Neanche l'ombra di polizia stradale.

La via Emilia proseguiva diritta e veloce verso ovest, e, come la gente mi aveva avvertito, qui gli autotrasportatori vanno più veloci che possono. Mi passavano accanto montagne di ferro facendomi sussultare con il loro rumore infernale. Era una buona scarica di adrenalina, certo, ma neanche poi tanto forte, se si paragona con quello che può accadere quando si sale sull'ottovolante, a quelle velocità. Io continuavo ad andare dritto a lato della strada alla mia andatura, e a parte il frastuono non mi sentivo particolarmente in pericolo.
Ormai la notte era vicina, quando alla radio si parlava improvvisamente solo della morte di Pavarotti. Passando in mezzo ad un susseguirsi di aree industriali la statale 9 “emilia” mi porta a superare il polo industriale di Fidenza e ad arrivare ormai di notte nei pressi di Alseno. Qui ero vagamente intenzionato di trovare un albergo dove dormire. Infatti sulla strada come avevo anche visto sull'internet c'è un “agriturismo”, un cancello sulla strada con un lungo viale di pietrisco in salita. Eh sì, non me n'ero ancora accorto, ma mi trovavo ora ai piedi dell'Appennino. Dopo qualche centinaio di metri al buio lungo questo viale sono arrivato ad una villetta con delle jeep parcheggiate davanti. Per il resto sembrava disabitata. Una certa cattiva sensazione mi ha distolto dal disturbare le persone che stavano certamente già dormendo: erano già le 9 di sera.
Proseguendo sulla statale dopo poco ho attraversato il centro abitato di Alseno, e qui mi sono fermato ad un pub a bere un the. Si sentiva già a pedalare a quell'ora un bel po' di fresco, soprattutto alle mani.
Gli avventori del Pub sono in parte usciti a vedere cosa diavolo stessi guidando, e a quell'ora della sera. Un uomo in particolare, visivamente eccitato dall'alccol, mi invita a bere qualcosa con lui al banco, e mi racconta dove ci troviamo: lui è un inglese che vive qui da molti anni, ha girato molto e trova che qui sia un ottimale compromesso fra l'italia come tutti la conoscono e un'italia un po più nordeuropea, un po' più disciplinata. Questa è l'Emilia.
Le persone là mi nominano un paio di alberghi che dovrebbero essere aperti, proseguendo fino a Fiorenzuola e poco oltre.
Fiorenzuola era una città abbastanza grande e fornita di ogni servizio, e qualcuno dei pochi personaggi ancora per strada mi hanno indicato questo e quell'altro albergo, tutti già chiusi o privi di parcheggio sicuro. Appena fuori da Fiorenzuola mi sono accorto che la strada qui era dominata da gruppi di automobilisti poco civili: invadevano la corsia opposta per fare le gare di velocità, rischiando di finire fuori strada, o di investire i mezzi diretti in senso opposto. Purtroppo temo che siano proprio quel tipo di persone che ho incrociato sulle loro moto nei tornanti del Brennero, persone che cercano la propria morte, e a volte la procurano cosi anche agli altri.
A poca distanza dall'abitato di Fiorenzuola, quando passavo davanti ad un grande magazzino con un grande parcheggio davanti, improvvisamente mi si è rotta camera d'aria della ruota posteriore. Ahi! Proprio adesso che è buio e non c'è un'anima viva qua attorno!
Mi sono fermato in questo grande piazzale e ho cercato invano un mattone o una cassetta di legno o qualcosa di quelle dimensioni da usare come crick. Pur non trovando nulla del genere, ho pensato allora di cambiare la camera d'aria comunque subito, perchè percorrere anche solo ancora qualche metro con una ruota sgonfia sarebbe stato un grosso danno, oltre che uno sbilanciamento pericoloso (ogni ruota è rialzata grazie alle camere d'aria di almeno 4-5 centimetri da terra). Con un poco di accortezza mi è riuscito di togliere la camera d'aria bucata e inserire quella nuova.
È stata comunque una fortuna che il parcheggio avesse alcuni fari per l'illuminazione notturna, perchè fare l'operazione al buio tenendo la torcia fra i denti sarebbe stato faticoso.
Mentre ciò accadeva alla radio un servizio raccontava le disavventure di una coppia che voleva passare un fine-settimana in trasferta in una città italiana: dagli imbrogli con la tariffa dell'aereo, ai raggiri dei ristoratori, al bed&breakfast con delle tariffe molto diverse da quelle promesse su internet. E un riferimento sarcastico ad un certo video diffuso da Rutelli, in cui egli invita in inglese romanesco gli stranieri a visitare il nostro paese.
L'inconveniente della ruota mi ha stancato quel tanto che mancava per farmi decidere di fare sosta. Alla prima occasione, uno spiazzo tranquillo dove erano parcheggiati alcuni tir, mi sono preparato per la notte: ho indossato maglione e calzamaglia pesanti, berretto, guanti e sciarpa, mi sono avvolto nel mio mantello e mi sono addormentato senza neanche accorgermene. Era il 6 settembre 2007.

Parma-Fiorenzuola d'Arda:: 39 km


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