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Il risciò: L'unica utilitaria davvero ecosostenibile: fa mediamente 100 km con un kg di pasta e ci vai praticamente ovunque. E la tua? in risciò da Monaco di Baviera a Genova
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Dodicesimo Giorno

Martedi 4 settembre 2007

Come andò che da Villa Bartolomea proseguii sino alla città natale di un celebre pilota, ove mi imbattei in un pessimo giornalista, e dormii in un ricovero pubblico, dove venni erudito da un semplice inserviente sugli arcani della nostra civiltà.



N on ho dormito troppo a lungo qui all’agriturismo, perchè prima del'alba è venuta giù un'altra volta l’acqua a catinelle e mi sono svegliato per lo scroscio dell'acqua, dei tuoni e dei lampi, e con il vago pensiero che non avevo aperto il tettuccio per la pioggia sono rimasto in dormiveglia finchè intorno alle 8 non ho deciso di alzarmi.
Tutta la famiglia intanto era già sveglia da un pezzo. Consisteva nel nonno, la nonna, la mamma, il papà, che era uguale identico al nonno, solo che non aveva i capelli bianchi, e i due bambini di 7-8 anni, che si godevano gli ultimi giorni di vacanze dalla scuola.
I ragazzini erano impazienti di vedere “in moto” il mio triciclo, così prima che potessi mangiare la colazione in pace li ho portati di qua e di là per il podere, mentre un cagnetto ci inseguiva abbaiando come un pazzo.
Quindi mi è stato possibile fare la colazione. La stanza da pranzo era adorna di curiosità appartenenti a questa famiglia. Per esempio c'era in una cornice una collezione di banconote fuoricorso dei paesi dell'est, in un'altra c'era il certificato di matrimonio del bisnonno e della bisnonna, ai tempi del Ventennio, in cui si leggevano separate in due elenchi distinti, le curiose clausole per il marito e quelle per la moglie. Quelle per la moglie erano del tipo “sappi essere discreta con il marito quando è nervoso, non fare troppe domande.”, oppure “Sii comprensiva con il marito se egli alza la voce o le mani”. Era un documento ufficiale, ma per il nostro tempo sarebbe sembrato piuttosto uno scherzo goliardico.
La colazione era stupenda, con marmellate fatte in casa con la frutta che cresce nella proprietà, e una crostata fatta di fresco. La signora mi ha ancora dato dell'acqua fresca e della frutta da portarmi dietro per il prosieguo del viaggio, e prima di andarmene ho permesso anche ai ragazzini di guidare un po' il risciò, erano anche grandi abbastanza. Mi sono seduto dietro e alle spalle dell'uno e poi dell'altro ho mostrato come usare i freni, come cambiare le marce e come sterzare. E una volta spiegate queste cose, mi sono lasciato trasportare per il podere. Era la prima volta che mi facevo trasportare da un ragazzino così giovane. A Monaco ci sono anche molte ragazze di 18-19 anni che lavorano come autiste di risciò, ma francamente non pensavo che ce la facesse anche un bambino di 7 anni! Complimenti!
Siccome i bambini poi avevano ancora voglia di divertirsi, con il permesso dei genitori lì ho portati ancora con me per bel po' di strada, mentre essi mi descrivevano le piante e gli alberi che crescevano nelle loro proprietà.

Villa Bartolomea


A Legnago mi sono immesso sulla statale 10 per Mantova, e su questa strada sono rimasto attraversando Cerea, Sanguinetto, Nogara. La strada era scorrevole e mi è stato possibile raggiungere il Mantovano già nel primo pomeriggio. Lungo quei tranquilli 30 km mi sono fermato di quando in quando a prendere un the, o a comprare qualcosa di locale da mangiare prima di lasciare la regione: dell'affettato, delle friselle di pane, del buon Asiago. Per sgranocchiare qualcosa durante il viaggio ho preso un sacchetto di biscotti. Per altre eventualità ho preso qualche scatola di zuppa di ceci e di lenticchie.
Infine compare sulla strada il cartello “Benvenuti a Castel d'Ario – città natale di Tazio Nuvolari”. Mi sono fermato e ho chiesto alla prima persona che passava di là chi diavolo fosse questo Tazio Nuvolari. Sembrava il nome adatto ad un pittore futurista, ma quello che mi sentii rispondere fu “Era un pilota famoso”. Durante tutto il mio soggiorno Mantovano continuai a credere che Tazio Nuvolari fosse un pilota d'aereo – altrimenti come si spiega questo cognome “Nuvolari”?
In seguito cartelli pubblicitari del tipo “qui si mangia il vero risotto alla pilota”, posti da qualche ristorante delle vicinanze, mi avvertivano che probabilmente nel mantovano la venerazione per questo pilota era arrivata a tal punto da influenzare anche la gastronomia locale. Ma cosa avrà mai fatto di così eccezionale il Nuvolari? Forse è stato il primo uomo ad attraversare l'oceano in deltaplano? O forse è stata una versione italiana del Saint Exupery?
Ed ecco che improvvisamente la strada che finora tagliava una distesa piatta ed ininterrotta di campi diventa una sottile striscia di asfalto con attorno da entrambi i lati solo acqua, e di fronte a me come un castello delle favole, o come il Cremlino, in lontananza si staglia la città virgiliana.

Mantova vista dal Mincio


Sto attraversando su questo terrapieno-diga o ponte che sia il fiume Mincio. L'atmosfera mentre attraverso il Mincio si fa visibilmente plumbea, il sole si eclissa sotto una fitta coltre di nubi, e proprio nel momento in cui accosto presso il duomo, dove dei turisti tedeschi stanno aspettando il loro autobus, si scatena un acquazzone fortissimo. Faccio ancora giusto un centinaio di metri sul ciottolato di piazza Sordello per ripararmi sotto il porticato del Palazzo Ducale, e là srotolo giù la tenda per la pioggia e indosso l'impermeabile. Ma sembra che proprio mentre mi preparo a visitare una città sotto la pioggia battente, il cielo mi dia una tregua. Così come era venuto, l'acquazzone va via, e ritorna provvisoriamente il timido sole del tardo pomeriggio. Ora devo cercare un posto dove dormire prima che il buio e la pioggia mi sorprendano fastidiosamente assieme. Ma mentre pensavo così, e prendevo un gelato davanti alla gelateria di piazza Sordello, mi ha sorpreso un giornalista di un giornale locale, che senza troppe presentazioni, nè convenevoli, mi ha scattato delle foto “a tradimento”, mi ha fatto due domande a bruciapelo ed è scappato via.
Questo evento mi ha un po' turbato, e mi ha portato alla mente le parole di un amico, che tempo fa mi ha detto: ai giornalisti bisogna stare attenti, e se non si è sicuri di con chi si ha a che fare, piuttosto non rispondere alle loro domande.
Non ho ancora avuto l'occasione di pormi questi problemi, e non ho ancora sviluppato alcun anticorpo contro il giornalismo scorretto.
Dopo questo incontro-scontro ho gironzolato un po' intorno alla piazza Mantegna, ho preso un drink in uno dei numerosi locali studenteschi della zona, e là ho chiesto in giro dove potessi dormire qui a Mantova. Un ragazzo mi avrebbe ospitato volentieri privatamente, ma aveva momentaneamente la casa piena di gente. Lo capisco, anch'io a casa mia ho spesso la casa piena di ospiti e sono costretto a respingere richieste di aiuto. Paradossalmente quelli che per lo più si adoperano di ospitare viaggiatori di passaggio sono studenti, e sono anche quelli con meno spazio abitativo a disposizione. Le persone sopra la trentina, in particolare in Italia, diventano via via più benestanti e meno disposti al'ospitalità. Fino ai proprietari delle varie ville e villini che si incontrano lungo le statali e le provinciali della val Padana, che non solo non ti ospiterebbero neanche se fossi un premio nobel, ma anzi addestrano i cani da guardia per farti allontanare alla svelta dai dintorni.
Piano piano ho fatto in questi giorni in pianura l'abitudine ad essere accolto al mio passaggio da frequenti attacchi di rabbia canina, ovunque ci sia una villa. Le ville sono impenetrabili fortezze, e mi chiedo se ai tempi della calata degli Unni qui la situazione fosse poi così diversa.
Le ville mi mostrano inoltre un'Italia che non conosco, ma che è quella parte di popolazione che fa in modo che l'Italia sia un paese considerato molto ricco.

Non è un giorno particolarmente fortunato per cercare una camera d'albergo economica e per di più alle 7 di sera: infatti domani è la data di apertura della più importante rassegna letteraria in Italia, che si svolge a Mantova tutti gli anni. Anche se non fosse, Mantova negli ultimi tempi per qualche motivo si sarebbe fatta la fama di meta d'eccellenza per il turismo da coppia o da single, per cui a maggior ragione ho davvero poche speranze di trovare un letto entro le mura della città. Mi vengono date vaghe indicazioni per trovare una pensione a “prezzi sociali” per operai in un sobborgo fuori città.
Ho vagato senza meta per un po' seguendo le vie principali, allontanandomi dal centro verso sud-sudovest, ovvero allontanandomi dal corso del Mincio, quando per qualche imperscrutabile motivo ho avuto l'istinto di infilarmi in una via laterale a sinistra.
Dopo un centinaio di metri lungo quella strada mi sono sentito chiamare animosamente da alcune persone in piedi all'ingresso di un bar. Erano un gruppo di maghrebini di cui uno parlava perfettamente l'italiano e si sarebbe detto che fosse nato a Mantova, anche per via dell'accento, che qui a Mantova è una specie di emiliano. Questo allegro ragazzo, Mohammed, è entusiasta di incontrarmi, e insiste per offrirmi un caffè o qualcos'altro da bere. Non rifiuto, e subito dopo facciamo un po' di giri per quelle strade attorno, e lui non riesce a capire come faccia a portarlo in giro nonostante egli pesi oltre 90 chili. Prodigi della tecnica! Quando scende vuole ancora un po' tocchignare dappertutto per scoprire dove mai si nasconda il motore (!).
Sull'onda dell'entusiasmo gli chiedo dove si possa andare a dormire per stanotte, e lui mi dice che là vicino c'è un pensionato sociale dove probabilmente c'è posto, e c'è anche un cortiletto interno dove potrei parcheggiare il triciclo. Fantastico!
Insisto perchè lui e la sua amica si siedano e mi guidino fino a questo posto... Hanno riso come matti per tutto il tragitto, mentre facevamo una gimkana in mezzo a un cantiere stradale, e dopo un po' di strada, mentre già cominciava a cadere la pioggia, siamo arrivati al pensionato sociale. Ho parcheggiato all'interno del cortiletto e sono entrato dentro portoncino aperto dell'edificio. In quel preciso istante il cielo non ha più retto: è venuto giù un mare d'acqua dal cielo tutto in una volta. Un monsone.
Nell'androne d'ingresso stavano basiti a guadarmi alcuni personaggi stranieri e due persone che lavoravano in questa specie di albergo dei poveri. Mi hanno registrato documento di identità alla mano, come un qualunque albergo, e mentre il più anziano dei due, un campano mantovanizzato, scriveva i miei dati nel computer, l'altro impiegato, che iniziava a lavorare là proprio quel giorno, mi faceva le prime timide domande. Si chiama Alessandro ed è un ragazzo intelligente. Dopo essere stato sistemato su una comodissima branda con un materasso, ed aver scaricato e riordinato il mio bagaglio fuori dal risciò prima che là fuori finisse tutto sott'acqua, è iniziata per me una serata davvero piacevole e culturale. Non si ci aspeterebbe che in un posto così, dove in buona sostanza trovano ricovero dei poveri disgraziati che per vari motivi non hanno una casa, si possano incontrare delle persone così in gamba. Un ospite dell'alloggio era uno che in Germania verrebbe chiamato Lebenskünstler, uno che si arrangia nella vita e che vive felicemente come uccel di bosco. L'indomani l'avrei conosciuto meglio.
Gli altri ospiti che avrebbero dormito insieme a me invece erano degli uomini più avanti con gli anni e con dei disagi sociali evidenti, persone che cercavano di uscire da una fase molto negativa e sfortunata della vita.
Il simpatico custode peraltro si è rivelato un uomo di una cultura vastissima. Quando ha smesso di piovere siamo usciti fuori del portoncino e nel fresco della sera siamo rimasti come un piccolo uditorio appassionato a sentir raccontare delle origini della città di Mantua, della vera patria celtica di Virgilio, dell'origine celtica dell'albero di natale come di molti altri riti che il Cristianesimo avrebbe preso in prestito dalla cultura druidica. Il vero significato dell'albero di natale, e la storia del druida irlandese che venne fatto vescovo in virtù della sua fama fra il popolo della Gallia, allo scopo di favorirne l'evangelizzazione.
Un autodidatta delle scienze storiche, che si esprimeva con un linguaggio molto colorito e con una gestualità che si è portato dietro dalla sua regione di commedianti.
La serata è andata avanti così fino alla tarda sera. Poi sono andato a dormire, perchè domani mi aspettano più di 60 chilometri fino a Parma.


Villa Bartolomea-Mantova: 52 km



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