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Ventitreesimo giorno

Domenica 25 novembre

Come andò che a Gioiosa Marea scoprii che da queste parti se le strade franano... rimangono franate. Come attraverso una incredibile deviazione a monte arrivai in serata a Patti



L a mattina della domenica ha piovuto un po', ma poi é rimasto sostanzialmente sereno.
Peró quel poco di acqua assieme al cessare dello scirocco ha reso il tempo un bel po' umido. Colazione a Torrenova con cappuccino e brioches, e dopo ancora un po' di dolciumi ripieni di crema al burro. (vecchio bar pasticceria gelateria di giammó lilliana maria – rocca di caprileone. (bar pasticceria librizzi antonino via nazionale torrenova.
Per il resto del giorno solare non avrei nulla da ricordare: ho tirato dritto senza pause di rilievo sino a Gioiosa Marea.
Intanto sulla mia sinistra in mezzo al mare si stagliavano le sagome delle Isole Eolie, che ho cercato invano di identificare una per una con l'aiuto della cartina.

cartoline delle Eolie



Raggiunto il paesino di Gliaca cominciavo a vedere inquietanti segnali che deviavano il traffico della statale verso l'autostrada Palermo-Messina, causa strada franata sotto il promontorio, fra Gioiosa Marea e Patti.
Arrivato a Gioiosa Marea ho preso a chiedere alla gente, e mi hanno detto che effettivamente la strada non é agibile neanche per me. É una frana di cui avevo anche giá visto immagini di telegiornale nell'albergo a Finale, ma che non pensavo fosse rimasta cosí com'era. In fondo quella é l'unica strada decente oltre l'autostrada.
É giá inagibile da oltre una settimana!
Vengo indirizzato su per una mulattiera asfaltata, ripida e tortuosa che rappresenta l'unica via oggi percorribile. Si tratta di allungare il percorso di una decina di chilometri, ma fare quei 10 chilometri al buio (sono partito da Gioiosa verso le 4 e mezza) é stato piú stressante che farne 30 in condizioni normali.
Mentre stavo uscendo dal centro di Gioiosa vengo fermato da due ragazzi, Davide Canfora e Giuseppe Martinez, che mi hanno riconosciuto dai giornali e vogliono esprimermi il loro appoggio al mio modo di viaggiare. Davide gestisce a Gioiosa il B&B “Mareblu” e mi sponsorizzerebbe volentieri una stanza e un vitto per stanotte. Ma non potrei mai fermarmi qua sapendo cosa ancora mi aspetta, e questa strada di montagna preferisco lasciarmela dietro prima possibile! Dormiró a Patti stanotte.
Comincio pan piano a salire. Faccio una sola pausa, dopo 3 o 4 chilometri di salita. Un contadino di lassù, e la sua famiglia, mi mostrano fino a dove devo salire: ci sono due puntini luminosi in alto sotto la cresta di un monte. Bisogna avere pazienza, e ascoltare l'uomo inveire contro l'anas, che si mangia i soldi con cui dovrebbe far fronte alla manutenzione delle strade, e contro certi onorevoli che si fanno aprire l'uscita autostradale sotto casa, dove meno serve al traffico reale. E l'uomo constata anche che rifiorisce in Sicilia il trasporto per mare, alla faccia del presunto necessario ponte sullo Stretto di Messina. Mi augurerei in futuro se dovessi ancora trovarmi sulle coste siciliane di potermi muovere, e con minor dispendio energetico, di porto in porto con una imbarcazione che mi trasporti il veicolo con sè. Così facevano gli antichi, e le vie di terra, soprattutto in Sud Italia, Liguria e nella Penisola Balcanica erano considerate sconvenienti allo spostamento di merci e persone.
Non ho potuto percepire molto del paesaggio intorno a me, e me ne dispiace perchè quando, dopo quella che mi era sembrata una eternità, la strada per patti principia a scendere da quelle alture verso il centro abitato da un'Atezza vertiginosa, si vedrebbe sotto di me un grandioso panorama... se non fosse già notte fonda.
Lassù raggiunte le aree più o meno pianeggianti sulle sommità di quei colli, si incontravano rare case e anche una fabbrica che emanava un tanfo malefico.
Il continuo avvicendarsi di salita e discesa mi ha provocato qualche problema, cioè ero continuamente a mettermi e a togliermi la giacca, che mi serviva in discesa a non congelare, e che in salita invece mi faceva sudare.
Arrivando a Patti città, mi trovai in un paese sviluppato dall'alto verso il basso, dove il centro é quasi a 200 m sul livello del mare, e la marina di Patti dista al massimo 2 chilometri. Ripida!
Dopo essere passato per una grossa piazza dove sorge l'hotel Marconi, ho la malaugurata idea di imbriccarmi su per la grande strada che va a salire da lì, per raggiungere un certo albergo del Sacro Cuore. Era chiuso, ma durante il tragitto ho fatto la conoscenza con un simpatico giovane del posto, Claudio, che mi ha spontaneamente offerto il suo aiuto a trovare pernottamento, nonostante io lo avessi inizialmente apostrofato in modo piuttosto inurbano, innervosito come ero da tutta la facenda della strada interrotta.
Mentre poi esprimevo ad un giovane che mi accompagnava su un motorino la mia preoccupazione per trovare un parcheggio protetto per il mio veicolo, questi mi ha sorpreso con questa risposta:

"Cumpari, qui non hai da temere niente, qui sei in Sicilia!"

Fatto sta che poi sono tornato dall'hotel Marconi, che é un 4 stelle e che non mi avrebbe ospitato per meno di 50 €. Là davanti c'era un compleanno di bambini in una specie di gazebo, e i genitori cominciano elettrizzati a farsi le foto con il risciò.
Mentre mangiavo un'arancino si sono avvicinate varie persone del posto: uno era il barbiere di Patti, che si é offerto di guidarmi ad un affittacamere perbene che si chiama “Le Fornaci”. Intanto é arrivato anche un giornalista del “Giornale di Sicilia” per farmi qualche domanda, e anche Claudio ricompare porgendomi un Pitone, una specialità locale simile ad un piccolo calzone ripieno, ed un arancino che ha fatto sua mamma.
Mentre questo accadeva mi ritornava lentamente il buonumore, accresciuto dalla spassosa intervista, in cui il giornalista cercava con la sua ars maieutica e il suo registratorino in mano di farmi dire quello che voleva lui (ho ridacchiato tutto il tempo), e ancor più accresciuta dalla veloce corsa verso Patti Marina in compagnia del barbiere.
La locatrice delle “Fornaci” é una giovane donna alta, dalla carnagione diafana e dai modi fini, e la stanza che mi assegna per 25 € é il meglio che mi potessi mai augurare per questa notte. Ma era ancora presto, e il giovane Claudio poco dopo ha pensato di venire a trovarmi nella stanza della pensione, e fumando due tiri di sigaretta sul terrazzino abbiamo parlato un po' del più e del meno. Grazie a questa chiacchierata ho capito un poco di più la cultura di questa gente, e la diffidenza di cui spesso mi sono visto circondato.

Tutto questo accadeva domenica 25 novembre 2007





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