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Ventiduesimo giorno

Sabato 24 novembre

Come andò che entrato nel territorio messinese capitai nella capitale siciliana della ceramica, mentre la sera pernottai a S.Agata di Militello, non senza prima aver fatto strage di deliziosi arancini



E ntrando nella provincia di Messina é cambiato quacosa: le “carnezzerie” si chiamano di nuovo “macellerie”, e il vento é calato. La strada é tranquilla, con pendenze dolci. Poi d'un tratto la strada va a costeggiare il pendio della vallata, e lá sulla strada c'erano un paio di curve il cui muretto era ricoperto di carrube. Cosí mi fermo e ne raccolgo un sacchetto pieno, e me le sgranocchio mentre la strada, dopo aver attraversato il ponte sul fiume Santo Stefano, diventa impervia, tanto che fra un tornante e l'altro mi devo fermare e riposarmi mangiando un biscotto, o bevendo un sorso d'acqua che ho raccolto ad una fontana presso Castel di Tusa.

Arrivo nella città all'ora in cui tutti i negozi chiudono per la pausa pranzo, e ce ne sono tanti sulla via principale che vendono ceramica artigianale. In uno dei pochi rimasti aperti mi rifaccio gli occhi con tazze, vassoi, gingilli vaiopinti, brocche e altro.
La negoziante riconosce che sono genovese perché in paese c'é il munzio apostolico che é di Genova e parla come me.
A proposito, questa cadenza siciliana é piú difficile di quanto immaginavo, e sostanzialmente diversa dal calabrese.
Ho comprato due brocchine in miniatura di porcellana, e dopo una lunga riflessione ho preso ancora una tartaruga di ceramica variopinta, tutto per soli 6 euro!
É proprio un bel Paese questo, con dei bei palazzi di arenaria, e tutte le placchette sui muri, tutte le edicole, in parte anche le strade sono fatte di ceramica decorata.
In un interno c'é la versione a piastrelle dipinte del “quarto stato” di Pellizza da Volpedo.
É una societá operaia o qualcosa di simile. Con i pensionati lá fuori mi fermo un po' a scherzare, prima di proseguire al belvedere, con una balconata anche decorata di ceramica, dove si vede da Cefalú fino a Capo d'Orlando.
Ma il tempo non era cosí limpido come ieri. C'era ad un altro lato del Belvedere una piazzetta con un perfetto soffitto vegetale fatto di un qualche tipo di Ficus.

Santo Stefano di Camastra



Scendendo poi giú dalla cittá mi sono fermato a lungo nell'ultimo venditore di ceramiche, perché mi serviva una brocca per l'acqua. E me ne ha data una bellissima con il beccuccio laterale per bere per 12 €. E lá ho conosciuto una donna che dipinge le ceramiche e che mi ha fatto delle foto. Il resto del pomeriggio é trascorso tranquillo, con delle alte montagne verdi alla mia destra e su di esse l'autostrada poggiata su dei pilastri altissimi, che serpeggia sopra la costa come un ottovolante. A Torre del Lauro c'era una fontana sulla strada con l'acqua che viene giú dal parco dei Nebrodi, e ho potuto così collaudare il mio nuovo contenitore per l'acqua. Poi nel tardo pomeriggio in un punto in cui la strada faceva un'ansa verso l'interno per attraversare la valle più a monte, lá una di quelle colline un po' aride e brulle era stato sventrata e mostrava la sua anima di arenaria, una pietra bellissima dal colore caldo con cui sono fatti molti muri ed edifici medievali che qui in Sicilia ho incontrato un po' dappertutto.
Col calare delle tenebre sono arrivato nel paese di Acquedolci e mi sono fermato ad un bar in compagnia di alcuni allegri bevitori seduti fuori attorno ad un tavolino.
Questo deve essere uno di quei posti dove una persona su due é stata a lavorare in Germania; infatti alcuni di loro mi esortavano a parlare in tedesco, per far vedere che anche loro parlano “straniero”. Ho preso anche 3 cannoli siciliani piccoli e una brioche, e poi qualcuno di loro particolarmente ubriaco si é offerto di metterseli in conto. Qualcun altro di loro mi ha consigliato di andare dai preti giuseppini a chiedere ospitalitá per la notte.
Si tratta di una comunitá di prelati, ed una volta introdottomi nel cortile interno alla cancellata esce a parlare con me il priore, un uomo sulla cinquantina, che mi spiega che posto sia questo, e che per ragioni di “immagine” é meglio non sostare per la notte sotto il grosso portico dell'ingresso. Avrebbero avuto in teoria un posto per il “viandante”, ma é attualmente occupato da un mendicante che praticamente ci abita gratis. Il padre mi consiglia di proseguire nel prossimo paese, sant'Agata di Militello, dove ci sono diverse parrocchie e anche gli scout.
Io gli regalo il mio sacco pieno di carrube, e vado avanti.
All'inizio del paese faccio un po' di spesa, poi sulla strada vedo che c'é effettivamente una chiesa, ma non c'é nè un sagrato, né spazio sulla strada dove parcheggiare. Cosí vado ancora avanti e avanti fino a fine paese.
Sulla mia destra c'é un albergo che mi ispira bene, l'hotel Parimar, un posto a modo, con interessanti quadri alle pareti, e una singola per 35€ con il veicolo al sicuro in un cortile interno sul retro.

Poi dopo essermi lavato e cambiato d'abito sono uscito a piedi, anche per andare a cercare un internet point. Per trovarne uno devo attraversare tutto il paese nella direzione inversa a quella da cui sono arrivato prima, e sulla strada non posso non fermarmi e a piú riprese godere della specialitá culinaria della cultura fast-food locale: l'arancino. Ce n'é col ragú, coi piselli, al burro e alle melanzane, una palla di riso impanata e fritta. Un arancino costa solo 1 euro! L'unico internet pubblico a quell'ora é in una sala da gioco, dove in quel frangente stava un sacco di gente a vedere una partita di calcio importante in tv, e altri piú giovani giocavano a biliardo.

Poi sono tornato in albergo e ho lavorato ancora al computer finchè é sopraggiunto il sonno.

Tutto questo accadeva sabato 24 novembre 2007



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