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Ventesimo giorno - Sbarco in Sicilia

Giovedi 22 novembre

Come andò che sbarcato a Palermo constatai di dover mettermi in marcia verso Messina, non senza prima aver gustato alcune leccornie di questa città orientaleggiante, e dormii al chiaro di luna presso S.Nicola l'Arena



Q uando esco dalla cabina della nave veloce „Excellent“ dove ho passato la notte, e carico delle mie borse cammino verso il bar di poppa, giá si vedono delle coste lontane, forse le Eolie, poi il tempo di ordinare un cappuccino e sedersi al tavolino della sala che meglio si affaccia sul mare, e giá si delineano le coste della Sicilia.
La nave fa manovra per portarsi all'attracco con le piú telluriche stantuffate del suo motore. Sono l'ultimo a lasciare la nave. Quando ci lasciano entrare nel garage dello scafo giá qualche addetto stava a giocherellare con il mio clacson, e appena sceso sulla banchina giá un crocchio di portuali mi accoglie con grida sguaiate... ho fame: mi dicono di andare verso Monte Pellegrino, un alto promontorio a ovest, e mangiare le panelle che sono una prelibatezza. Mi faccio indicare all'ufficio informazioni del porto la via per raggiungere la stazione FS, che però é verso est. Non ci sono purtroppo navi per le Eolie o per Milazzo, come fino ad ora avevo sperato.
Arrivato in via Monte Pellegrino la prima friggitoria é degna di una visita. Una panella, consistente in pasta di farina di ceci fritta, e del cavolfiore impanato e fritto nella stessa pasta. Poi da lá giro indietro e chiedo la direzione per la stazione e sulla strada mi fermavo continuamente a vedere una casa, ad un bar a mangiare un cornetto giallo zafferano – all'uovo - , e poi estasiato di fronte al Teatro Massimo, presso le carrozze a cavalli parcheggiate lá davanti.
Alla stazione devo chiedere se é possibile caricare il triciclo sul treno fino a Villa S. Giovanni, ma dalla biglietteria mi si rimanda all'ufficio bagagli al binario 5, dove gli addetti posizionati a capannello di fronte alla porta del deposito mi rimandano al loro capo Vito, che é in contatto con chi organizza trasporto su strada e traghetto per i veicoli e le merci che non vogliono portare i treni. Ma niente da fare: Vito non ha alcun interesse a fare un viaggio fino a Villa o a Messina per me solo, e quelli fanno questa settimana solo Palermo-Napoli in traghetto.
Vicino alla stazione ci sono tre cose utili: il negozio di informatica, che per trovarlo devo fare 3 volte il giro della stazione (causa sensi unici), e che non ha quello che mi serve, cioé il cavetto per caricare il telefonino con il caricabatterie solare. Il ragazzo del negozio mi consiglia di andare da un certo Luciano Pavan in via Malaspina, vicino alla stazione Notar Bartolo.
Poi c'é l'ufficio info per i turisti, dove stranamente il giovane addetto ad informarmi non afferra l'idea che uno può anche non avere un motore e che quindi può anche non poter andare in autostrada, o che comunque non é qui per visitare alcunché: io ho solo chiesto dove dormire lungo la statale 113 per Messina, e questo continua a spiegarmi dove uscire dall'autostrada per visitare questo o quel luogo di interesse turistico!
Ma soprattutto utile alla delizia del palato è il chiosco del pane con la Milza (pronuncia Miuza), che é davvero buono ed é una delle specialità arabe tipiche di Palermo.
Dopo questa sublime esperienza culinaria riprendo a ritornare nella zona dov'ero poche ore prima, cioé via Notarbartolo, a cercare questo negozio, e attraverso la via Roma per tutta la sua lunghezza.
In mezzo a tutti questi cittadini vestiti con impeccabili camicie bianche e pantaloni neri, gli unici due „diversi“ sono due giovani giocolieri, vestiti in modo variopinto, che mi invitano nel loro centro sociale ASK, in viale Strasburgo. Invito che devo a malincuore rifiutare, infatti mi devo affrettare a proseguire per Messina.
Intanto é l'una e tutti i negozi sono in pausa fino alle 3 e mezza. Ergo: devo ripartire prima possibile sfruttando la pausa del traffico, e non aspetto neanche un'ora.
Questo bistrò Granatelli lá nei dintorni era davvero elegante e fine. Dalla porticina a fianco uscivano diverse teste con cappellino bianco di carta e casacca a righine, a contemplare il mio veicolo. Era la cucina del bistrò. Lá ho preso un the e ho mangiato un gustoso cannolino siciliano.

Palermo risciò


Per uscire dalla cittá nella direzione giusta ci é voluto un po'. Mi sono ritrovato a scendere in una periferia dal flair nordafricano con robivecchi, pescivendoli, strade che forse 50 anni fa erano state asfaltate.
Poi sono su un lungomare, e mentre due motorini cozzano l'uno contro l'altro rovinando a terra di fianco a me mentre si apprestano a superarmi, nella calma del pomeriggio al lungomare subentra una strada costeggiata da canne al vento.
E che vento!
Arrrivato a Ficarazzi, che in assonanza con il nome ospita dei fichi strangolatori davvero imponenti, si inizia ad accusare la forza del vento. Un negozio di sali e tabacchi, spoglio di qualunque ornamento, poche merci. Un gruppo di bambini con la testa piena di pidocchi, che insistono per farsi portare in giro intorno ad una statua di papa Woityla.
Da lá in poi cominciai a combattere contro il vento attraverso quelle gole che costeggiano il promontorio del monte Catalfano.
Procedendo a passo d'uomo godevo di quell'aria secca e calda, sotto il sole, finché il sole non venne a calare.
Verso le 5 di sera nella semioscuritá sono uscito dalla statale 113 vedendo sul ciglio della strada una statua bianca della Madonna, indicante un centro di accoglienza e di preghiera. Lá mi accolsero donne, uomini e bambini di fronte ad un atrio, dietro cui altre persone erano riunite in preghiera accompagnate da una musica d'organo registrata. Quello che si fece avanti come il loro portavoce mi porse alcune domande, ma la mia leggerezza sembrò urtare qualcuno, perché sentii improvvisamente del vuoto fra me e loro. Una donna mi porse una borsa con alcuni generi alimentari: del pane, biscotti, tonno e carne in scatola, latte, e la caponata(cosa sará?)in scatola. Scambiai alcuni discorsi con un giovane padre, che mi rivelò una cosa importante da sapere in Sicilia: il Siciliano si fa in quattro per aiutarti, ma solo se lo preghi espressamente di aiutarti. Siccome lá tutti pregavano per delle grazie alla Madonna, e pare che giá qualche miracolo fosse stato concesso, andai nella chiesetta ricavata da un container, e vi pregai in silenzio.
Quella contrada si chiamava Casteldaccia.
Intanto la Luna era grande e alta nel cielo limpido, quindi potevo camminare speditamente sulla strada costiera, fra canneti e pinete che sembravano aizzare coi loro movimenti il brontolio delle onde.
Verso le 8 di sera arrivo a S.Nicola l'Arena, e comincio a pensare ad un ricovero per la notte, nonostante poi continui ad essere caldo (a parte alle mani...metto i guanti). Accuso intorno a me un certo clima di inospitalitá, e dopo un thé caldo al bar del Brigante proseguo ancora, finché dopo qualche chilometro mi preparo a dormire fuori, riparato dalla casetta rossa dell'ANAS, con il sibilo del vento a fare da ninna-nanna.
Era il 22 Novembre 2007.

Benvenuto in Sicilia! tipico esempio di kitsch




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