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Il risciò: L'unica utilitaria davvero ecosostenibile: fa mediamente 100 km con un kg di pasta e ci vai praticamente ovunque. E la tua? In risciò in giro per l'Emilia
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In confronto alle esperienze precedenti, questo più che un viaggio è stato una passeggiatina!

Il giorno prima
Mercoledi 17 ottobre 2012

l'autista di risciò-taxi Oleg a Monaco di Baviera


In mattinata sono partito da Monaco d.Baviera per Bologna con l'espresso internazionale. Verso le 4 del pomeriggio approdavo alla stazione centrale, e mi dirigevo immantinente in via Pellizza da Volpedo, ove il risciò era custodito da diversi mesi. Lollo dell'ass. Primavera Urbana mi ha riconsegnato ufficialmente il risciò dopo un affidamento di oltre un anno. I timori che dopo un disuso di molti mesi le camere d'aria fossero esauste, e che le viti che tengono le ruote fisse agli assi fossero li li per mollarsi, si rivelarono dopo una revisione di pochi minuti per fortuna infondati. Un problema invece assai grave e sottovalutato era la mancanza del cavetto del cambio, il quale fino alla sua rottura collegava la manopola sinistra del manubrio alla catenella fra i semiassi. Procrastinando la risoluzione del problema all'indomani, ho pedalato pesantemente, per via del rapporto alquanto improprio, sino all'"Ostello Due Torri", posto qualche kilometro fuori del centro città, in contrada San Donato.

Da Bologna a Modena
Giovedi 18 ottobre 2012 -

in risciò a Bologna


La mattina seguente era un po' piovoso, dopo la colazione mi sono dilungato nel piazzale dell'ostello sistemando un po piu razionalmente il bagaglio, in modo che nel baule sotto il sedile stesse tutta la roba non utile nel tragitto, e sul sedile potesse poggiare la valigia trolley che mi sono portato dietro dalla Germania, e sopra di essa le cose utili durante il viaggio.
Passando da via San Donato la provvidenza mi ha fatto incontrare il tecnico giusto al momento giusto, e cioè il biciclettaio Lorenzo Calani dinnanzi al suo negozio di biciclette chiamato Spezial-Cycle.
Questo bravo tecnico Emiliano dopo una breve esitazione e qualche borbottìo si è adoperato a sostituire il cavetto, cosa che finora nessuno in Italia si era fidato di fare. In questo mi è tornato alquanto utile il cavetto che era rimasto in un anfratto del baule del risciò sin dall'ormai lontano novembre 2007, quando passando in risciò per Santo Stefano di Magra sulla via per Roma un meccanico di motorette chiamato Franco mi diede il cavetto del cambio per l'ape, assicurandomi che va bene anche per il risciò. Infatti, ora dopo 5 anni ne avevo la conferma.
Nel negozio, piccolo ma fornito di tutto come la borsa di Mary Poppins, ho trovato uno specchietto retrovisore che finalmente si adatta perfettamente al manubrio del risciò. Gli ultimi due si erano rotti ben presto.
Durante la riparazione, avvenuta nelle arcate anguste di via San Donato, ho conosciuto Simona Larghetti, una simpatica sostenitrice della cultura della bicicletta. Insieme a tanti altri filantropi ha appena co-redatto i cosiddetti "STATI GENERALI DELLA BICICLETTA", un documento sulla viabilità pulita, ragionevolmente a misura di uomo di città e non di giovane-alternativo-e-spericolato di città.

Bene, ora ero ben pronto a partire, era già passata l'una, il tempo si è rimesso.
Presto ero sulla via Emilia, e dopo qualche ora di pedalata tranquilla mi sono fermato a un baretto sulla strada, una decina di kilometri prima di Modena, dove ho bevuto due dissetanti chinotti, mentre il barista Pietro ha insistito per lasciare un segno di sè sul mio veicolo, scrivendo con un pennarello indelebile il suo nome ispanizzato, "PEDRO" sullo spigolo posteriore della cabina. Nei giorni successivi tante persone per strada mi hanno chiamato d'istinto "Pedro", pensando che fosse il mio nome...
Ma intanto era già quasi buio, così ancora prima di raggiungere Modena, dove tra l'altro l'ostello non avrebbe assicurato un parcheggio protetto per il risciò, mi sono fermato nel B&B della signora Simonazzi. Ho avuto a disposizione una stanza con letto matrimoniale e una libreria ricca di grandi tomi interessantissimi, tipo "I Camuni", o "Gli Ittiti", con cui certamente il sonno mi si sarebbe conciliato bene.
Prima di dormire dovevo mangiare qualcosa per cena. La signora Simonazzi mi ha consigliato di camminare qualche minuto verso Modena lungo la via, fino ad incontrare una discoteca. Appena uscito sulla strada in effetti si sentiva una musica come di discoteca, ma era in verità la musica di tante discoteche messe assieme, ognuna con la sua musica, sempre piu potente via via che mi avvicinavo. Era infatti evidentemente il giorno del raduno degli appassionati di automobili attrezzate con luci e amplificatori da discoteca. Era un grande piazzale con decine di automobili una più luminosa dell'altra, attorniate da giovani e meno giovani che sembravano essere della zona e conoscersi fra loro, in quanto cultori di questa particolare forma di confronto. Una di queste auto sembrava in tutti i particolari simile alla fuoriserie nera di un noto telefilm americano degli anni `80 chiamato"Supercar", il cruscotto occupava l'intero spazio del passeggero e pareva davvero un'astronave aliena.
Ho cenato in quel chiassoso piazzale con un panino con salsiccia e una birra al chiosco gestito dall'anziano immigrato Veneto.
Ora ero sazio e stanco, ed ho fatto appena in tempo a leggere la introduzione del volume "I Camuni" prima di cadere nelle braccia di Morfeo.

Da Modena a Parma
Venerdì 19 ottobre 2012 -

In mattinata ho raggiunto il grazioso centro di Modena, e ho dapprima dedicato un'ora scarsa alla visita del locale museo civico.
Che ha riservato diverse sorprese assai interessanti. Per dirne una, nella solita galleria di dipinti 8-900eschi tipica di ogni normale pinacoteca civica del nord-italia, ecco che fa mostra di sè un ritratto dipinto, che mostra la persona rappresentata non "a tu per tu" come ogni normale ritratto, ma di scorcio dal basso verso l'alto, come se il personaggio fosse molto più alto del pittore. Una persona piena di sè? Geniale!
Nella loggia/cappella dedicata all'architetto Poletti, si vede come fra Modena e l'Austria ci fosse del legame culturale, forse tuttora. Di fatto lo stile di questo ambiente, come le sue pitture e le sue decorazioni, ricordano molto da vicino il Secessionismo Austro-Ungarico.
In un'altra sala la torre del duomo in miniatura, e poi ancora oltre le raccolte etnologiche, tanti manufatti africani e una serie di piccolissimi dipinti dell'Etiopia nel periodo della colonizzazione da parte del regio esercito. Sembravano avere grossomodo la funzione che oggi avrebbero le foto di documentazione.
Infine una grande sala ospitava una mostra di arte contemporanea, le cui opere esposte, costituite da enormi gomitoli di filo di lana, erano in realtà dei "ready-made" resi indecifrabili siccome inclusi in questi gomitoli; oggetti che diverse persone che hanno partecipato alla performance pubblica dell'artista Claudia Losi hanno scelto in virtù di un particolare legame simbolico, affettivo o pratico e da cui hanno scelto di separarsi in questo modo suggestivo.

i gomitoli di Claudia Losi a Modena

Siccome era presto mezzogiorno e mezza, ho cercato una bottega di gastronomia locale, e ho trovato un negozio un po' vintage, presso piazza San Francesco. Mi sono fatto indicare tutte le cose tipiche, e fra di esse alcune le ho anche prese da portar via: non si dimenticano facilmente quei tortini fatti di semolino, parmigiano, erbe e prosciutto cotto, e nemmeno quelli che qui chiamano ciccioli frolli o greppole - grasso di maiale fatto a pezzetti e reso croccante da sgranocchiare: da diventarne ingordi!

Ora, nel primo pomeriggio già nuovamente in marcia sulla via Emilia, mi rendevo conto che sarei arrivato a Parma probabilmente già la sera stessa, e non l'indomani come avevo pronosticato. Guadagnare un giorno ma perdere un giro turistico nella città di Reggio Emilia; avrei infatti evitato di entrare nella città, proseguendo a nord lungo la tangenziale.
A proposito, forse non ho ancora scritto che mi ero imposto di arrivare a Parma in risciò prima possibile, ma non sapevo esattamente cosa sarebbe successo lì. Avevo alcune opzioni da provare, onde lasciare il veicolo parcheggiato al sicuro per il periodo invernale.

Solo due pause lungo il rimanente tragitto, una nel bar "Bacone" della stazione di servizio, dove mi è stato offerto da bere e dove ho provato il misterioso "gnocco fritto", che sembra la merenda tipica della zona. È come una grossa chiacchiera salata che si puo anche riempire di prosciutto o altro. Una seconda verso l'imbrunire, nel bar "Fantasy" in contrada Villa Cella: era un coctail che la simpatica e corpulenta barista ha preparato con particolare dedizione, accompagnato dagli spuntini che costituiscono il tipico aperitivo all'italiana.

Ed eccomi poco dopo le 8 di sera già a Parma. Mi sono diretto subito verso la periferia nord, all'ostello posto di fronte al centro commerciale Torri dove già ero approdato, proprio come oggi, una sera di oltre 5 anni prima, proveniendo in risciò dalla Germania.

A Parma
Sabato 20 ottobre 2012 -

In mattinata ho fatto colazione in ostello, mi sono vestito un po' civilmente e mi sono diretto con con il risciò verso il centro di Parma. Avrei incontrato come in programma l'amica Pamela, una "ammiratrice" (ma l'ammirazione è reciproca!) che abita a Sorbolo, nell'hinterland Parmense. Ma ho incontrato anche altre persone in giro, per caso, che mi spiegavano qualcosa della politica cittadina, e della cultura. Era un ridente e soleggiato sabato d'autunno.
Ma.. a proposito di Sorbolo: qui è la zona dove più che altrove il sorbo ha trovato nella popolazione..denti per il suo frutto. Ne ho comprato alcune di sorbe, per strada, e mi sono fatto spiegare come si mangiano. Ora è proprio la loro stagione di maturazione. Più che "maturazione" però mi verrebbe da dire..."marcescenza"!

sorbe mature a Parma


Infatti i frutti grandi come susine si raccolgono quando sono apparentemente maturi, e si lasciano maturare ancora finchè sono apparentemente immangiabili. Proprio ora le sorbe sono al top, quando sono cosi molle e raggrinzite che non le si riesce quasi piu a prendere in mano, e le puoi solo succhiare tenendo fra due dita una falda della buccia appiccicaticcia. È un frutto davvero buono, che sembra negli ultimi tempi divenuto impopolare, se non del tutto dimenticato.
Dicevo: la gente in piazza Garibaldi mi ha ricordato che in questo momento Parma ha un primato particolare, essendo il primo capoluogo a sperimentare una giunta comunale a 5 stelle. La stragrande maggioranza dei Parmensi, esasperata dalle ruberie e bancarotte attuate dalle giunte precedenti, ha votato il candidato a 5 stelle, e c'è nell'aria un chè di ottimistico. Anche se è ancora presto per lanciare lodi o improperi, dopo appena pochi mesi di governo.
Qualcuno mi consiglia di lasciare il risciò al Comune di Parma, siccome è un comune attento alla mobilità sostenibile. Mi propongo di tentarlo, prima di optare per il piano "B", che è più faticoso ma meno complicato: salire sull'Appennino Tosco-Emiliano e parcheggiarlo lì per l'inverno in un garage messomi a disposizione.
Con Pamela ho pranzato in un ottimo ristorante self-service del centro, fra una chiacchiera e l'altra satollandomi delle famose prelibatezze della terra parmigiana, poi da lì lentamente ci siamo diretti in risciò verso il centro commerciale Torri, che è di fronte all'ostello. Qui eravamo entrambi arrivati. Lei avrebbe fatto ritorno a casa, io avrei parcheggiato il risciò in ostello, lasciato ivi in custodia le valigie e sarei partito in treno per Milano, dove la mia cugina intellettuale già stava iniziando a festeggiare con tutti i parenti e amici la laurea appena conseguita.

Milano/Parma
Domenica 21 ottobre 2012 -

Sono tornato all'ostello soltanto la sera del giorno dopo, in overdose da confetti rossi. Il viaggio in treno, come l'attesa alla stazione di Milano, non sono state affatto tediose: infatti non ho quasi distolto gli occhi dal voluminoso romanzo che Pamela mi ha donato ieri, una storia avvincente intitolata "Io Sono Dio", scritta dall'ex comico Giorgio Faletti.
Ho passato la serata steso nel letto a castello dell'ostello a programmare tutti i posti dove andare l'indomani a Parma per proporre in affido il risciò. Sarei infatti dovuto essere entro pochi giorni di ritorno - in treno e senza risciò - nel mio eremo calabrese, dove mi aspettavano gli imminenti preparativi alla raccolta delle olive.
E prima di partire verso sud avrei ancora cercato in città affidatari per il risciò, e avrei - con o senza risciò - approfittato di essere in Emilia per far visita dalle parti di Castelnuovo de'Monti (nel cuore dell' Appennino a Sud di Parma) a delle care conoscenze che non vedevo più dalla bellezza di 20 anni.

In giro per Parma
Lunedi 22 ottobre 2012

il DUC a Parma


Sarebbe lunga elencare esattamente tutti i giri che ho fatto oggi, ma basti dire che fino al primo pomeriggio dopo la prima visita al DUC (il parmense palazzo con i vari sportelli per i cittadini) ero ancora fiducioso che in qualche modo avrei potuto parlare con qualcuno degli impiegati competenti del Comune, a cui articolare la mia proposta di affido temporaneo di risciò. Un sistema di comunicazione con il pubblico almeno apparentemente ben organizzato e dinamico. Alla fine della mattinata pensavo che avrei davvero potuto parlare nel pomeriggio con qualcuno dell'assessorato all'ambiente, con tanto di SMS automatico di conferma... ma evidentemente l'oggetto della mia proposta non era contemplato nella casistica di comunicazione con il pubblico. Verso mezzogiorno ho fatto una lunga pedalata per conoscere in periferia il gestore di un'area camper, dove qualcuno mi consigliava di parcheggiarlo per l'inverno... qui ho mangiato qualcosa, ma picche per il parcheggio. Sono tornato nel centro, a chiedere ancora di parlare con qualcuno al DUC. Con gli assessorati niente da fare, solo la signora alla reception del DUC è stata comprensiva e ha cercato di farmi ricevere da qualcuno, ma invano. Alla fine ho potuto però parlare al telefono con qualcuno dell'assessorato alla cultura, che mi ha con voce accondiscendente spiegato che prima di decidere qualsiasi cosa si deve discutere in comune.. anche se non è un acquisto, ma...un regalo.
Quindi: avrei dovuto pensarci qualche mese fa, prima di offrire qualcosa al comune di Parma.
Beh, d'altra parte chi non conosce me e la mia storia potrebbe pensare anche cose strane vedendomi arrivare così senza preavviso. Peccato comunque.
Allora, come ultima opzione prima di decidere dove andare, mi sono diretto in via Bizzozero presso la sede di Legambiente.

legambiente-Parma


Dopo un'attesa di un paio d'ore, in cui mi sono divertito a fare giri in risciò per il parco dove è ospitata l'associazione, ed insegnando ad alcuni anziani signori come guidare il risciò, il presidente di Legambiente-Parma Francesco Dradi è arrivato per vedere e parlare dell'eventuale affidamento del risciò.
Ma niente da fare, questioni di assicurazione da una parte, altri di spazio e gestione dall'altra, rappresentano anche per Legambiente motivi per desistere da un affidamento. Sono tornato all'ostello e ho cercato di mangiare e dormire adeguatamente allo sforzo dell'indomani: circa 55 chilometri prevalentemente in salita da percorrere non oltre il giorno solare.

Da Parma su lungo la Val d'Enza.
Martedi 23 ottobre

All'alba sono partito: la valigia e tutto quello che non era nè necessario al tragitto nè equipaggiamento del risciò è rimasto in guardiola nell'ufficio di accoglienza dell'ostello. Fin ad un certo punto la strada che usciva da Parma era accompagnata da una pista ciclabile, ma quando questa finiva nel nulla mi sono adattato a proseguire nella stretta carreggiata.
Fino a San Polo d'Enza era praticamente solo pianura. Da Lì in poi la strada statale 513 inizia a salire lungo il versante orientale della valle dell'Enza. Diventa gradualmente più ripida. E da Vetto in avanti in particolar modo.
Arrivato nella zona di Vetto era gia pomeriggio inoltrato e ho fatto numerose pause per bere qualcosa in questo e quel baretto, popolati da persone perlopiù gioviali, apprendendo così tra l'altro di essere capitato nelle terre che appartennero a Matilde di Canossa, la duchessa presso la quale nel Medioevo l'imperatore tedesco si inginocchiò alla autorità del pontefice di Roma.
Che è all'incirca come se oggi Angela Merkel andasse da Fabio Fazio a chiedere scusa pubblicamente a Mario Draghi.

Appennino Tosco-Emiliano


A quel punto ero ormai stanchissimo, e la restante manciata di chilometri che collegano la sperduta valle con la statale presentavano la pendenza tipica di una rampa di uscita da un garage sotterraneo. Gli ultimi metri -piacevolmente in discesa- di questa tappa spaccaossa erano allietati dall'incontro con un entomologo, che con i retini ed una lampada armeggiava nell'oscurità appena calata per documentare la microfauna di queste indisturbate vallate. Gli ultimissimi metri invece erano allietati dal ritrovare dopo tanti anni persone care della mia infanzia.
Una volta arrivato in questa piccola località, da cui evidentemente si dischiude un varco spazio-temporale verso due noti quartieri newyorkesi,

Bronx e Manhattan nell'Appennino Tosco-Emiliano


È bastato rilassarsi un poco per dormire come un masso fino al mezzogiorno successivo. Grazie ai miei ospiti che non mi hanno svegliato! Ho trascorso due giorni di pace e gioia in questo ameno angolo di Appennino, passeggiando con una vivace cagnetta per quei pendii.

Appennino Tosco-Emiliano


Nella mattinata del 26 ottobre dopo aver sistemato in luogo sicuro il risciò mi sono incamminato per tornare in corriera a Parma, e da là la stessa sera prendevo il treno che mi avrebbe condotto a Gioia Tauro.



distanza percorsa km 169
peso lordo medio giornaliero kg 185
dieta/propellente totale - acqua: parecchia;
- proteine: assai;
- grassi: abbastanza;
- carboidrati: un pieno.

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